Copertina 7

Info

Anno di uscita:2015
Durata:79 min.

Tracklist

  1. INSURRECTION
  2. A NEW ERA
  3. DISTORTED PERCEPTION
  4. THE CUBE
  5. LIMITLESS

Line up

  • Nicola Labombarda: vocals
  • Domenico Cinalli: guitars
  • Vincenzo Cinalli: bass
  • Roberto Zinni : keyboards
  • Gianmarco Borgia: dums

Voto medio utenti

Cinque brani per quasi ottanta minuti di musica … i presupposti di questa disamina apparivano superficialmente abbastanza “impegnativi” e invece terminato il primo ascolto di “A new era” è partito immediatamente e senza alcun sforzo il successivo e non (solo) perché imposto dal ruolo di “scrupoloso” recensore della webzine più gloriosa del globo terracqueo.
La verità è che i Lost Dimension hanno sfornato un disco di notevole fascino, pregno di una ricerca sonora che rispolvera in grande stile i temi cari al prog-rock dei seventies e li contestualizza alla maniera dei grandi traduttori “metallici” del genere, riuscendo a farli ricordare senza fastidiosi episodi di dejà-vu, forti di personalità e idee.
In questo modo, se l’impasto di numerosi cambi di tempo e d’atmosfera, suggestive trame tastieristiche, chitarre sensibili e taglienti, una potente base ritmica e di una voce eclettica e ispirata possono far venire in mente i seminali Dream Theater (o, in misura minore, pure Shadow Gallery e Symphony X), l’impressione dominante è che i nostri siano comunque riusciti a sviluppare una forma di prog-metal sufficientemente temperamentale, equamente suddivisa tra mente e cuore, ampia nella sua visione espressiva e ciononostante mai troppo elitaria da trascurare l’imprescindibile componente emozionale.
Tecnica esecutiva di considerevole livello, un plot narrativo (impregnato di cupi scenari fantascientifici) non eccessivamente banale e soprattutto uno spiccato gusto compositivo rendono l’albo un concentrato piuttosto efficace di tensione e soddisfazione cardio-uditiva, in cui anche gli strappi più aggressivi e brutali (comprese le sporadiche digressioni vocali in growling) vengono gestiti in modo assai organico ed equilibrato, a testimonianza di una cultura musicale di certo non semplicistica.
In un programma, come detto, parecchio “scorrevole” e gradevole nel suo complesso, mi limito a un paio di citazioni, in qualche modo rappresentative dell’essenza artistica del gruppo: la title-track e la conclusiva (e appena un pizzico ridondante, invero …) “Limitless”, due suites in cui la “lezione” divulgata da un certo Teatro del Sogno appare assimilata al meglio.
Bravi.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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