Copertina 7

Info

Anno di uscita:2016
Durata:37 min.
Etichetta:Napalm
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. HEAR ME
  2. TWILIGHT
  3. FOREVER
  4. LET IT BURN
  5. TIME TO MAKE IT
  6. CAN'T BELIEVE IT
  7. LIGHT UP THE SKY
  8. GET OUT
  9. BONES
  10. HOLD ON

Line up

  • Sonny Onderwater: bass
  • HJ: guitars
  • Manda Ophuis: vocals

Voto medio utenti

Altro che "Uprise".

Questo inaspettato quanto gradito ritorno dei Nemesea dopo ben cinque anni di assenza dopo la pubblicazione del solo discreto "The Quiet Resistance", il classico album pretenzioso, con troppa carne al fuoco e che voleva trasformare una band essenzialmente easy listening in qualcosa di pesantemente drammatico ed adulto, ci consegna un disco che è una vera rinascita per la band di Groningen.

"Uprise", nuovamente sotto l'ala protettrice dell'austriaca Napalm, rimette i Nemesea decisamente sui giusti binari, quelli sviluppati dal vecchio "In Control", uscito nel 2007, e ci riconsegna una band dal sound moderno, a metà tra pop ed elettronica, un synth pop metal che nulla ha da spartire con il dark gothic di matrice theatreoftragediana che era stato forzatamente inserito nel lavoro precedentemente.

Epurato del tutto, così come era stato fatto nel 2011 a sfavore delle "atmosfere più scanzonate, più leggere, se vogliamo anche ruffiane e modaiole di "In Control", alla stregua degli elementi più moderni, i synth, le campionature elettroniche, che rendevano il sound dei Nemesea anche un po' sputtanato, ma terribilmente efficace a livello di coinvolgimento, con quel capolavoro totale di "No More", un brano così catchy da stamparsi in testa per anni ed anni" - così scrivevo nella recensione di "The Quiet Resistance" e mi compiaccio di citarmi in questo dietrofront che i Nemesea hanno compiuto, spogliandosi di una serietà che non gli appartiene e restituendosi, com'è giusto che sia, ad una sfera di intrattenimento semplice e senza pensieri.

Cambiamento che si percepisce sin dai primi secondi dell'opener "Hear Me", dalle chitarre (queste sì, fin troppo depotenziate), dalla durata quasi dimezzata del disco, e che prosegue - brano dopo brano - fino alla conclusiva "Hold On", senza orride concessioni alla Rammstein ed all'industrial come fatto nel capitolo precedente.

Siamo di fronte al classico disco che non cambierà di una virgola nè il panorama del metal, nè tantomeno la carriera dei Nemesea, che rimarrà presumibilmente tra il decoroso e l'onesto, ma che per questo è in grado di regalare ancora gioie inaspettate, tornando sulla terra e non montandosi la testa solo perchè c'è una cantante dietro il microfono, come accade ahimè oggigiorno nel sempre più disgraziato panorama metal.

A proposito di cantanti, parentesi Manda Ophuis: a mio avviso è probabilmente la più bella ragazza tra tutte le frontwoman degli ultimi anni, anche con il look attuale, sebbene emaciato e molto più dark ed aggressivo di quando i suoi lunghi capelli rossi adornavano un viso ancora adolescente, tanto che se non fosse per il nome penseremmo quasi che non fosse la stessa persona.

Ma, diciamocelo, per quanto adattissima allo stile dei Nemesea, in particolar modo questo più easy, non è propriamente dotata di questa voce incredibile, anzi in questo album probabilmente va oltre le proprie naturali capacità e sforzando rende la propria voce troppo esile e strozzata, quasi "impiccata", insomma si poteva fare meglio tenendola un po' più a bada.

Stesso dicasi per i cori, che onestamente da una band ormai adulta e con un'etichetta simile alle spalle ci attenderemmo più curati e professionali, in linea con la produzione, come accennato ad inizio recensione, che avremmo preferito un po' più corposa e semplicemente "heavy": ok che questo è praticamente un disco pop, ma insomma una chitarrina un po' più presente ed una batteria più incisiva non avrebbe fatto male, anzi.

Cosa rimane, alla luce di tutto ciò?
La cosa più bella e semplice: la musica. I brani funzionano, tutti, senza eccezioni. Certo, qualcuno è logicamente meno azzeccato di altri, facciamo un nome con la fin troppo danzereccia "Time to Make It" ma è un naturale rilassamento di un disco che non presenta momenti morti o brani flop, al contrario di "The Quiet Resistance".

Al contrario, sin dall'opener "Hear Me", passando per "Forever" e l'epica "Can't Believe It" ci si avvia verso il finale di un album assai asciutto e breve, che contiene altri hilights proprio sul concitato finale: la semi ballad "Light up the Sky", l'energica conclusiva "Hold On" e la vera hit di questo "Uprise" ovvero "Bones", praticamente la loro "No More" del 2016, perfetto esempio di come le cose più semplici sono quelle ad entusiasmare di più, con un chorus ipnotico di quelli che ti si stampano in mente subito per restarci per anni.

Non c'è niente da fare, quando le band si accorgono dei propri errori e tornano sui loro passi è fantastico: e quando il risultato li premia la soddisfazione è doppia. Bentornati Nemesea!




Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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