Copertina 8

Info

Anno di uscita:2005
Durata:49 min.
Etichetta:SPV
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. INNER STRENGHT (INTRO)
  2. THROWING YOUR LIFE AWAY
  3. SALT IN YOUR WOUNDS
  4. ONE MAN ARMY
  5. THROUGH THE HALLS
  6. TREADING WATER
  7. DYING EVERY DAY
  8. BORN TO DIE
  9. BORN TO DIE (REPRISE)
  10. IN MY BLOOD
  11. ELUSIVE
  12. SLEEPING WITH ONE EYE OPEN
  13. NO ONE HEARD

Line up

  • J. B.: vocals
  • Michael Amott: guitar
  • Sharlee D’Angelo: bass
  • Per Wiberg: keyboards
  • Ludwig Witt: drums

Voto medio utenti

La fama degli Spiritual Beggars è già consolidata da tempo, possiamo considerarli vere e proprie star di quell’area musicale che tiene in vita l’hard vecchio stile, grandi discepoli di una tradizione rock che hanno saputo interpretare a modo loro, senza limitarsi a riportarla tale e quale. La serie di ottimi albums messa insieme da Amott e compagni ha costantemente evidenziato la loro impronta, un marchio fatto di carisma e soprattutto di anima. C’è sicuramente chi preferisce il materiale degli esordi, quando le vibrazioni erano più psichedeliche ed il microfono era affidato a Spice, altri sposano invece la nuova linea più concreta ed hard-oriented di “Ad astra” e “On fire”, ma in generale tutti coloro che si sono avvicinati a questa band ne sono stati contagiati e ne esaltano la personalità inconfondibile.
E’ dunque facile prevedere che anche “Demons” non scatenerà particolari contrasti. Sentiremo molte voci entusiastiche spargere lodi, altri magari osserveranno il disco al microscopio sperando d’individuare pallide screpolature, ma stringendo al nocciolo la questione resta il fatto concreto che gli Spiritual Beggars hanno raggiunto un tale livello qualitativo da escludere in maniera quasi assoluta il rischio di clamorose delusioni.
Un chitarrista sopraffino che mette la sua tecnica elevata al servizio delle canzoni e non viceversa, la sezione ritmica esperta e precisa come un orologio svizzero, tastiere abilmente ispirate alla lezione dei mostri sacri seventies che non seppelliscono il sound sotto orpelli pseudo-sinfonici, il vocalist Janne ben integrato ed ormai sdoganato dai paragoni con il suo predecessore che si applica con disciplina evitando i protagonismi, infine la solita mirabile maestria nel comporre perle di immediatezza, toste, vitali, calde, energiche ed immerse in quella trasparente atmosfera di classicismo rock che ce le fa sembrare irresistibili.
Ecco il succo di “Demons” come in fondo lo era già dei lavori precedenti, perché da questa grande band non dobbiamo aspettarci metamorfosi stilistiche o clamorose innovazioni ma solamente un altro splendido disco di eccitante heavy rock.
La partenza è formidabile grazie all’impetuosa “Throwing your life away”, un monumento al vigore del moderno hard muscolare, seguita da un altrettanto rocciosa “Salt in your wounds” che ci mostra la classe degli svedesi nell’interpretare temi del genere C.O.C o Sixty Watt Shaman. Più tradizionale e Purple-iano l’incedere di “One man army”, bellissimo inno hard-rock che si rivela la miglior introduzione per uno dei vertici dell’album, la maestosa “Through the halls” composta da una parte slow con cupi toni solenni e drammatici e da una travolgente cavalcata strumentale metallica dove Amott è libero di sfoggiare il suo immenso talento.
Ad alcuni potrà sembrare eccessivo, ma ho la sensazione che molte formazioni pagherebbero di tasca loro per poter disporre di un quartetto di canzoni di tale spessore e facilmente ci costruirebbero intorno buona parte della carriera. Per gli Spiritual Beggars invece sono soltanto la terza parte di un disco che prosegue pressochè sullo stesso livello, con poche ed impercettibili cadute di tensione, a conferma dell’ennesima prova vincente ma anche della loro collocazione ormai stabile e duratura ai vertici della scena heavy contemporanea.
Credo sia eccessivo analizzare i restanti brani punto per punto, mi limito ad estrarre ancora un paio di gemme quali la massiccia “In my blood”, puro heavy da battaglia secondo i canoni dei primi ’80, e la melodia malinconica di “No one heard” dall’atmosfera sospesa che evoca la quiete dopo la tempesta, con una notevole prestazione di Janne, fiero e coinvolto come nei suoi Grand Magus.
Un album di conferme, non di sorprese. Tutt’al più si può evidenziare un leggero consolidamento nell’hard rock classico dei nomi storici settantiani, ma si tratta di sfumature che non incidono sulla sostanza. Gli Spiritual Beggars grazie a “Demons” ribadiscono semplicemente la loro leadership in un settore che ultimamente fatica a generare nuove realtà all’altezza degli esponenti migliori, i quali per fortuna continuano a mantenere elevato il livello di qualità.

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