"The Wolvennest Sessions" è uscito a pochi mesi di distanza da
"Joyride", un lavoro discreto senza troppi fronzoli dall'indubbio sapore
vintage. Diciamo subito che il qui presente EP non è all'altezza del suo predecessore (che tra l'altro, oggettivamente, non era un capolavoro). Più che un'uscita vera e propria sembra di trovarsi davanti a un demo, a delle lunghe jam strumentali da cui tirar fuori qualcosa per scrivere dei brani più coerenti e meno diluiti, un "live-in-studio" poco interessante e poco ispirato.
I diciannove minuti di
"Out Of Darkness Deep" (un estenuante crescendo ipnotico e lisergico, a tratti pure noioso), sanno vagamente di Hawkwind per l'utilizzo "rumoristico" dei synth. Le poche parti cantate non brillano né per originalità né per intonazione (tanto per cambiare, mannaggia a
Marthynna) e la monotonia armonica (i soliti 2 accordi
ad libitum) non aiuta di certo a digerire meglio la traccia. Lo stesso discorso vale anche per
"Unreal", più chitarristica e meno sintetica, maggiormente decisa ma comunque non abbastanza da poter diventare appassionante. La conclusiva
"Evil Love" è forse il brano più convincente, quello con più mordente, anche se alla fine gli ingredienti messi in campo sono sempre quelli. Peccato per il finale annacquatissimo un po' buttato lì...
In definitiva la musica qui contenuta è davvero poca roba: investite senza timore tempo e risorse in altro modo.
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