Era dai tempi dell’esordio dei Backdraft, band svedese, che non mi capitava tra le mani un nome realmente nuovo in ambito southern rock. Una formazione che non si limita a qualche vibrazione sudista, bensì riprende in maniera profonda e completa l’eredità della storica scuola confederata.
Gli Tishamingo sono di Athens, Georgia, e se da un lato logicamente non inventano nulla di nuovo, dall’altro realizzano un album di grande bellezza facendo tesoro della miglior tradizione del genere.
E’ sufficiente ascoltare la brillante, sostenuta, corposamente bluesy, “Wastin’time” con le sue fiammeggianti slide, e subito dopo la sinuosa e rilassata “Hillbilly wine”, stupendo slow dove le chitarre volano sciolte e leggere, per rendersi conto che l’essenza del lavoro è la stessa dei più bei momenti della Allman Brothers Band, principale musa ispiratrice degli Tishamingo.
La coppia Williams/Franklin inventa jam liquide e riflessive disegnando orizzonti sconfinati e luminose notti stellate, una cascata di note languide e sentimentali che invita a gettarsi alle spalle le tensioni e ad interrompere per un attimo il turbinìo frettoloso delle nostre vite, una sensazione di calma e tranquillità che allontana gli stereotipi dei chitarroni ruvidi e dei vocioni alcoolici, le trucide fantasie alla “bulli e pupe” tante volte affibiate al southern rock, spesso totalmente a sproposito.
Qui invece il suono tende a privilegiare l’aspetto acustico ed agreste, arrivando a generare purissime ballate country come la gioiosa e folkloristica “Legend of George Nelson” o il dolce tema bluegrass “Ain’t got time”, facendo nascere il ricordo di un altro colosso southern, quella Marshall Tucker Band che rappresentò musicalmente l’anima contadina delle genti del Sud, forse quella più genuina ed aderente alla realtà.
Non può comunque mancare in un lavoro di questo tipo il sentito omaggio al totem Lynyrd Skynyrd, infatti è presente una bella cover di “Poison whiskey”, ma come detto gli Tishamingo non sposano la versione muscolare dello stile preferendo un’elettricità raffinata e jazzy che giunge all’apice nelle incantevoli “Magic”, “Rome” e “Smoked mullet”, una serie di gioielli di eleganza southern.
Dunque un gran disco, pieno di fascino e maturità, nutrito da un chitarrismo fluente accostabile a nomi come Gov’t Mule o Widespread Panic, formazioni che come gli stessi Tishamingo dimostrano che questo particolare filone rock si perpetua nel tempo, tramandandosi di generazione in generazione senza snaturare le proprie caratteristiche e senza perdere l’aura magica che lo circonda.
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