Avete corde per i finnici, le saghe dei Gong, la lana cotta e gli spiedini di piccoli mammiferi?
Se si, sedetevi a tessere. Intrecciate. Vestitevi a festa.
...Se ci trovassimo accanto alla stessa roccia, prossimi al torrente in cui Fort bai Lyset affonda le radici, probabilmente, non vi riconoscerei.
"Se so indicarvi che passi del Kalevala appizzare per straziare il velluto e la foga epica?" ehm... direi di no.
FBL è come un guaio: uno spartiacque tra due valli non comunicanti.
Rigogliosa, misteriosa, ambita, una.
Antropizzata (ridondante), "mediana", ulcerata, l'altra.
Nel limbo, senza scivolare o di qua o di là, questi Tusmörke ci stanno poco.
E guardacaso scivolano meglio dove il paesaggio è più saponoso.
Ogni traccia ha dei fraseggi preziosi e precisi, taglienti, belli,
arricchiti da passaggi "bassi"cangianti ma si perde nella forma-canzone.
Nel contesto di sè.
Riuscirebbe se fosse "un saggio" di fine anno. Un'operetta accademica (Ekebergkongen) da proporre in teatro con voci amplificate dal riverberi.
Si contano troppe frasi e alcune fughe settantiane appiattite nella digitalizzazione e strapazzate da "un'impronta televisiva" (telefilm più che serie) che deve piacere a priori.
Altra pecche sono la "scelta" di mettere "Et Djevelsk Mareritt" appena dopo l'opener, non riuscire a cogliere le liriche e un profilarsi nel sottobosco che stona in un prodotto editoriale.
Veniamo a "qualche" nota di merito:
- i cori "dietro" ai cori, perchè offrono quella 'fiacca profonda' che ristora e anima
- le "ribelli" digressioni, troppo sporadiche, dal compito accademico (Nordmarka)
- la responsabilità di capacitare gli apporti dei singoli nel tessuto musicale e comune
- le "trovate" stilistiche in bilico tra folk cosmico, post editing, eleganza artificiosa e mestiere (De Reiser Fra Oss)
Rimandiamoci...
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