Copertina 8

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2016
Durata:56 min.
Etichetta:InsideOut Music

Tracklist

  1. FIRST DAY
  2. NUMBERS
  3. TOWERBLOCK
  4. SIGNS
  5. LIGHTS OUT
  6. HEARTSTRINGS
  7. CLOSER TO THE SUN
  8. THE RAGING AGAINST THE DYING OF THE LIGHT BLUES IN 7/8
  9. NICE DAY FOR IT...
  10. HYPOVENTILATE
  11. LAST DAY

Line up

  • Jem Godfrey: keyboards, vocals
  • John Mitchell: guitars, vocals
  • Nathan King: bass
  • Craig Blundell: drums

Voto medio utenti

Ben otto anni ci hanno messo Jem Godfrey e soci a dare un seguito a "Experiments In Mass Appeal". Perché tanta attesa? Per "colpa" della formazione della nuova line-up (comunque ufficializzata già nel 2010)? Mah... A mio modesto avviso la risposta (spietata) è che dopo il 2008 non c'era nessuno a cui interessasse davvero ascoltare il seguito di quel disco.

Sì perché sia "Milliontown" (2006) che il sopraccitato "Experiments..." non avevano fatto gridare al miracolo con il loro pop/rock progressivo molto sbilanciato in favore del primo binomio. Se non fosse stato per il buon riscontro dei concerti successivi a nome FROST* forse il compositore/produttore pop inglese (tra gli altri di Atomic Kitten, Holly Valance, Morcheeba e Ronan Keating) non avrebbe investito tempo e risorse per dar forma a questa terza fatica discografica. Ma ne è valsa la pena? Inaspettatamente, almeno per il sottoscritto, la risposta è insindacabilmente positiva.

"Falling Satellites" è un moderno affresco prog che guarda tanto al passato quanto al futuro, con una patina pop che non spaventa e che, anzi, potrebbe avvicinare nuovi ascoltatori a questo genere musicale. Ce n'è davvero per tutti i gusti, dai brani atmosferici/cinematografici ("First Day", "Hypoventilate") ai più canonici e raffinati momenti pop-progressivi ("Numbers", "Lights Out", "Last Day"), dalle concessioni elettroniche di memoria Pure Reason Revolution o Peter Gabriel (l'inizio di "Towerblock") alle sonorità moderne di Steven Wilson ("Signs", la presenza di Craig Blundell alla batteria non è casuale), dagli Yes "2.0" (il finale di "Heartstrings", purtroppo tagliato nel video sottoriportato) alle vocazioni metal ("The Raging..."), dal synth-pop marcatamente Eighties ("Closer To The Sun", con l'ospite Joe Satriani) alle digressioni strumentali di scuola Planet X ("Nice Day For It..."). E tutto questo in poco meno di un'ora di tempo, il che non guasta mai: il disco scorre piacevolmente nonostante la durata media dei brani non sia proprio radiofonica.

In conclusione, sarò ben lieto di aspettare altri otto anni per avere tra le mani un nuovo disco così. Ci vediamo nel 2024...

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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