Secondo full-lenght per i Mothercare, band italiana sebbene con una gran passione per il Giappone, al punto da cantare persino alcune parti in lingua yamato. Il disco in questione mostra innanzitutto una grossa maturità compositiva della band, la quale ha in passato collaborato, sul precedente “Breathing Instructions”, niente di meno che con Mark “Barney” Greenway dei Napalm Death, il che ci introduce ad uno dei temi di questo “Traumaturgic”, ovvero la presenza del compianto Mieszko Talarczyck alle vocals di “Senseseedsex” e di Davide Tiso degli Ephel Duath, che impreziosisce con un solo la conclusiva “Nqnl”. Ma andiamo con ordine.
L’iniziale “Apnea” ci introduce un po’ al sound dei Mothercare, un sound che appunto ti manda in apnea, ti asfissia, intenso e sfibrante com’è. Siamo dalle parti di un metalcore tirato, ricco di sorrow, violento, claustrofobico, con pattern ritmici potenti e quadrati, carichi di groove. Questo è un po’ il leit-motiv di tutto il disco, un disco che fa dell’impatto una ragione di vita. A dimostrarcelo arriva la susseguente “Learn To Die Slowly”, una sorta di panzer tritatutto con alcuni ottimi momenti melodici, grazie alla dinamicità vocale del singer Guillermo Gonzales. Arriviamo così alla già citata “Senseseedsex”, song nella quale Mieszko presta alcuni degli screams che hanno reso leggendario egli stesso ed i suoi Nasum, una song decisamente spettacolare nelle sue accelerazioni.
“Traumaturgod” si apre con invettive lanciate in giapponese, il che ha un effetto decisamente psicotico e violento, supportato da una ritmica terremotante nel suo incedere cadenzato, la quale tuttavia, all’improvviso, lascia spazio ad un momento atmosferico e rilassante con un assolo di chitarra molto pulito, prima di riprendere la mattanza. “Days Of The Mangler” è una breve intro che ci introduce a “Kurokiroku” dove il mood del pezzo è settato da un riffing penetrante come un trapano, e dove ci sono delle ottime percussioni che arricchiscono il pezzo di un ritmo a tratti frenetico e convulso.
Tuttavia il meglio del disco deve ancora venire, e si trova concentrato nella parte finale del disco, iniziando da “Slow Shadows”, un pezzo molto sofferto con vocals abrasive, ricche di sofferenza e dolore, un pezzo che inizia in modo minaccioso prima di esplodere in un devastante assalto sonoro, con ritmiche di cemento che flirtano con riuscitissime oasi melodiche, le quali enfatizzano ulteriormente il potenziale esplosivo del pezzo, che è decisamente oltre i livelli di guardia.
“Reverse Vortex” vede alle vocals due nuovi ospiti, Gianmaria Carneri e Silvia Penè, il che rende questa song un pezzo un po’ atipico rispetto ai precedenti, in quanto le vocals assumono un tono orientaleggiante, ciò fa un effetto tanto strano quanto riuscito, anche perché la canzone danza sul filo sottile di una tensione che sembra sempre sul punto di esplodere, ma che spesso implode.
La vera sorpresa però è la mastodontica cover di “Breed To Breath” dei Napalm Death, tratta dall’omonimo mini, una delle song sulle quali usavo imparare a cantare, e che qui è resa davvero in maniera ottimale. Grandi!
Il disco si chiude con “Nqnl”, sulla quale abbiamo già detto della presenza di Davide Tiso, il che forse influenza in maniera decisiva la song, in quanto qui, il sound più asciutto e massiccio dei Mothercare, viene infettato dai germi del postcore schizoide e liquido già proprio degli Ephel Duath. Il risultato è avvincente e ci regala una delle migliori songs del disco, la quale va a chiudere, come ogni massacro che si rispetti, in un momento di calma assoluta, con musica tranquilla e rilassante ed il solo di Davide.
“Traumaturgic” dei Mothercare si pone certamente come una delle migliori uscite in ambito italico e non solo, e sicuramente merita il vostro supporto incondizionato. Potrete così scoprire una band dalle indubbie capacità esecutive e compositive, responsabile di un sound potente, corrosivo e destabilizzante. Avete bisogno di altro?
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