Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:48 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. LET’S START SOMETHING
  2. EVERYTHING WE ARE
  3. HANDS OF LOVE
  4. THE PERFECT CRIME
  5. STARS
  6. HIGHER
  7. WHERE I LOST YOU
  8. YOU WON’T SEE ME CRYIN’
  9. WE ARE YOUNG
  10. SIRENS
  11. BENEATH THE STARS

Line up

  • Ted Poley: vocals
  • Alessandro Del Vecchio: keyboards, drums
  • Mario Percudani: guitars
  • Anna Portalupi: bass
  • Issa: vocals on "The Perfect Crime"

Voto medio utenti

Può il batterista di un gruppo fantastico diventare il cantante di un’altra band altrettanto favolosa?
Beh, se ti chiami Ted Poley evidentemente sì, dacché sia Prophet (in cui, in realtà, si era già cimentato al microfono, al fianco del compianto Dean Fasano …) e sia Danger Danger, seppur con modalità artistiche diverse, rimangono due capisaldi della storia del rock melodico.
Ammirazione e invidia, dunque, per un artista molto talentuoso, affermatosi nel campo della fonazione modulata, che anche nella sua carriera solista ha saputo garantire ampie soddisfazioni ai suoi estimatori.
Beyond the fade” non è altro che la nuova testimonianza discografica del nostro in veste “egocentrica”, ma non vorrei che si trascurasse il team di lavoro “made in Italy” che lo sostiene in questa impresa sonora targata Frontiers Music.
Alessandro Del Vecchio (il quale, sempre a proposito di scintillante versatilità, qui si cimenta pure lui dietro ai tamburi!), Mario Percudani (semplicemente spettacolare la sua prova!) e Anna Portalupi rappresentano ormai una sicurezza a livello internazionale in fatto di competenza e sensibilità esecutiva e forniscono alla voce di Poley, sempre lodevole per colore timbrico, disinvoltura e capacità comunicative, un prezioso e vitale supporto strumentale.
E allora? Tutto perfetto? Mmm … quasi, direi … l’album è indubbiamente assai godibile, è intriso di un edonistico spirito ottantiano capace di risollevare fin dal primo contatto l’animo dei fans del settore, eppure non sempre tutto funziona in maniera impeccabile, dando talvolta l’impressione di un’eccessiva “banalizzazione” della questione compositiva, con quel pizzico di fastidioso manierismo che zavorra l’impatto emotivo.
Dettagli, probabilmente, e tuttavia un piccolo “fardello” che non consente all’opera di raggiungere del tutto The Defiants (tanto per rimanere in ambiti “pericolosi”) o Vega (da tirare in ballo anche perché Tom e James Martin hanno partecipato fattivamente alla stesura di “Beyond the fade”) nell’élite delle uscite recenti più efficaci del genere.
Ciò detto, non sarà comunque difficile classificare in “Let’s start something”, “Everything we are” e la cover dei Blonz "Hands of love” (alla cui scrittura ha contribuito pure un certo Joe Lynn Turner) come briosi frammenti di melodic rock (tra Bon Jovi e gli stessi Danger Danger) di notevole suggestione, allo stesso modo in cui il duetto con Issa in “The perfect crime”, nonostante una certa convenzionalità, appare piuttosto gradevole e seducente.
Per trovare un pezzo davvero “impressionante” bisogna, però, attendere “Stars”, gratificata da un pathos trascinante e da uno di quei crescendo emozionali talmente voluminosi e incisivi da non poter opporre la benché minima resistenza.
Atmosfere vagamente Mardones-iane avvolgono l’adescante “Higher”, mentre “Where I lost you”, “You won’t see me cryin’” e l’ombrosa “We are young” (da standing ovation …) sono altri momenti veramente “superiori” del programma, sospesi tra malinconia, romanticismo e pulsante tensione espressiva.
La gioiosa “Sirens” e l’aitante slowBeneath the stars” chiudono con un appena pizzico di stucchevolezza un disco che merita considerazione e che, tuttavia, a causa del velo di formalismo che lo condiziona, non è quell'investimento assolutamente inattaccabile che molti chic-rockers agognavano.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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