“
Mai inutilmente trascorre il Tempo.
Laborioso, come un maestro d’arte, senza tregua s’adopera nella Bottega dell’Universo.
Spesso necessita di poco, altre volte qualcosa in più. Ma quando gli anelli della sua infinita tela si incontrano e legano nel modo per cui sono nati, il suo operato si colora di infinito, divenendo leggenda. Impalpabile, seppur viva, calda e sinuosa come il Vapore, in grado di espandersi in ogni recondito luogo della coscienza.
”
Impossibile non rimanere affascinati da una
band dalla bizzarra denominazione
La Bottega del Tempo a Vapore, che poi affida alla sua pagina
facebook una didascalia come quella che ho scelto di mutuare per introdurre la disamina del suo “
Il guerriero errante”.
Scoprire che si tratta di un
concept album (basato su un racconto di
Alfredo Martinelli) che narra l’epica e tragica leggenda di un misterioso guerriero sannita-longobardo condannato a vagare per l’eternità a causa di un amore proibito, accresce la curiosità, e tanta aspettativa fortunatamente trova una fausta conferma nell’ascolto del
Cd, davvero molto appagante se vi considerate estimatori di
prog-rock e altresì non disdegnate le sue propaggini
cromate.
Siamo, infatti, al cospetto di un gruppo di musicisti erudito e assai dotato, ispirato tanto dalla nobile scuola italica del genere (Banco del Mutuo Soccorso, PFM, Il Balletto Di Bronzo, Le Orme, Nuova Era …) quanto dai grandi traduttori
metallici della cultura musicale
progressiva (Dream Theater, Porcupine Tree, …), per un linguaggio sonoro alimentato da cromosomi espressivi riconoscibili e tuttavia abilmente “mutati”, sufficientemente libero e vitale da non rischiare di essere scambiato con un’operazione esclusivamente imitativa.
La capacità di scrivere “canzoni”, sebbene abbastanza impegnative sotto il profilo creativo, tecnico e poetico, rappresenta l’arma vincente dei talentuosi ragazzi campani, da plaudere per la disinvoltura e la fluidità che assicurano al loro sontuoso
songbook.
Estrapolare momenti particolari o tentare un’esegesi dell’intero programma, nel caso di opere “concettuali”, è impresa ardua e molto rischiosa, se non addirittura deleteria, e così mi limiterò a sottolineare l’impressionante capacità di coinvolgimento emotivo garantito da un’ondata di note che sa essere intraprendente e “pensante” senza astrusità.
Interessanti digressioni
folk e un pizzico di suggestioni
dark (“
Mendicanti luridi” è un esempio lampante delle molteplici influenze dei nostri ed è l’unica segnalazione che mi sento di proporre al lettore ...) contribuiscono alla realizzazione di un disco capace di emanare una luce artistica intensa e brillante e così diventare la “chiave” (
cfr. il
logo della formazione beneventana …) per raggiungere il cuore di tutti gli
aficionados del settore, sempre felici di poter accogliere nuovi membri nella nobile casta dei valorosi interpreti del
prog-sound.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?