Copertina 8

Info

Anno di uscita:2016
Durata:49 min.
Etichetta:Czar Of Crickets

Tracklist

  1. HIT THE BOTTOM
  2. SHAKE ME UP
  3. AGAINST THE WALL
  4. THEY GAVE YOU MADNESS
  5. LITTLE DEMON
  6. RAGE
  7. FREEDOM IS A BITCH
  8. OUT OF CONTROL
  9. NOW
  10. EVERLASTING DREAM
  11. GET DOWN

Line up

  • Beat Schneider: electric cello, Moog Taurus Pedals
  • Fran Lorkovic: drums, vocals

Voto medio utenti

Se il mondo del business discografico fosse caratterizzato da equità e meritocrazia, gli Zlang Zlut sarebbero famosi almeno quanto gente come Apocalyptica, The Black Keys e The White Stripes.
E invece questo maturo duo svizzero, già autore di un Ep e di un full-length non lo conosce quasi nessuno (nemmeno io, prima di oggi …) ed è un vero peccato, poiché raramente ho riscontrato tanta forza espressiva in un dischetto di hard-rock-blues.
Eh già, perché, sebbene in una configurazione contaminata ed estrosa, è proprio questo il genere proposto da Fran Lorkovic e Beat Schneider, due geniacci magari privi del physique du rôle eppure incredibilmente talentuosi e competenti.
Batterista e cantante il primo, impegnato a strapazzare il violoncello elettrico il secondo, i nostri edificano un eccitante impianto sonoro dalle solide radici “tradizionali” e poi lo manipolano in modo da tenerlo ben lontano sia dallo sterile riciclaggio e sia dalle patinature spesso offerte dai nomi citati all’inizio della disamina.
Qui tutto è viscerale e genuino, ci sono i Led Zeppelin che flirtano con Cream, Deep Purple e AC/DC, ma con il tutto distillato attraverso le sinapsi cerebrali di Masters of Reality, The Jesus Lizard e del migliore Jack White, ci sono l’iconoclastia degli anni novanta e il nervosismo del terzo millennio fusi con la voglia di “libertà” degli anni settanta o più semplicemente c’è la volontà di musicisti piuttosto esperti di continuare a dar sfogo alla creatività senza per questo rinnegare i dogmi consolidati della loro formazione artistica.
E allora via sull’ottovolante sonico di “Crossbow kicks”, partendo dalle infangate e irresistibili pulsazioni sudiste di “Hit the bottom” e “Shake me up”, per poi passare a un favoloso ibrido come “Against the wall” dove affiora la follia propositiva dei Primus.
Avvincenti influssi mediorientali caratterizzano il tiro di “They gave you madness”, in “Little demon” sembra quasi di assistere a una versione degli MC5 trasportata nel 2016, mentre in “Rage” le atmosfere diventano improvvisamente cupe e morbose, conservando intatta la naturale disinvoltura.
Il viaggio continua con una capatina nelle paludi del Mississippi grazie a “Freedom is a bitch” (featuring Sämi Schneider all’armonica) e se Auerbach e White potranno invidiare l’efficacia di questo trip (compreso il break “spaziale”) magnetico e sanguigno, chissà cosa penseranno Biff Byford & C. della trascrizione della loro “Out of control”, per quanto mi riguarda assolutamente degna di quel capolavoro dei Saxon intitolato "Denim and leather".
La sorprendente versatilità fonatoria di Lorkovic offre un altro saggio delle sue potenzialità in “Now”, in cui il timbro del vocalist e drummer elvetico acquisisce sfumature Ozzy-ane per interpretare in maniera appropriata un ammaliante frammento di caliginoso e lisergico hard-blues, gratificato da una prestazione di Schneider semplicemente inebriante.
Ancora un paio di brani, prima dell’inevitabile ennesima pressione del tasto play sul fedele lettore Cd …“Everlasting dream”, una “roba” che piacerebbe, oltre a Les Claypool, pure a David Byrne e lo scalciante boogieGet down”, esplicito e assai incisivo tributo ai maestri del genere Status Quo.
Probabilmente non diventeranno mai popolari come “certi” loro colleghi, e tuttavia sono fermamente convinto che l’essenza artistica degli Zlang Zlut possieda due preziosi elementi, insoliti e un po’ “misteriosi”, ossia le idee e l’attitudine … volendo semplificare, nel settore, uno dei gruppi più interessanti degli ultimi tempi.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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