Vent’anni di onorata carriera alle spalle e un futuro – rosso sangue - con ancora qualcosa da dire. I belgi
Aborted ritornano nel nostro lettore con l’ennesima, brutale, mattanza sonora approfittando ancora del momento di grazia cominciato nel 2012 con la pubblicazione di
“Global flatline” e proseguito attraverso il tellurico
“The necrotic manifesto” del 2014 .
Quindi se non siete vissuti rinchiusi in una bara negli ultimi anni sapete già cosa aspettarvi da “
Retrogore”. Mitragliate a 360°, melodia prossima allo zero assoluto e quarantaquattro minuti della vostra vita passati nel tritacarne della vostra macelleria di fiducia.
Il “classico” muro sonoro che, se sentito a livelli oscenamente alti, è capace di far cadere i quadri dalle pareti e i ninnoli dalle mensole in cui il nichilismo a 360° si alterna con sicurezza a episodi più ragionati e taglienti. Risulta inoltre abbastanza evidente che la band vorrebbe introdurre qualcosa di più “moderno” all’interno del proprio songwriting, ma allo stesso tempo non vuole allontanarsi troppo dalla strada maestra ottenendo un prodotto troppo eterogeneo.
Chi segue la band belga fin dagli esordi ricorda ancora bene il passo falso di
"Strychnine.213” che quasi distrusse la reputazione costruita negli anni precedenti alla sua pubblicazione.
I testi trattano le consuete tematiche gore (contando ovviamente anche su una forte componente ironica) altalenandosi fra citazioni tratte dai film dell’orrore degli anni 70 e fatti di cronaca contemporanea riadattati in chiave
Aborted.
La produzione, affidata a
Kristian Kohlmannslehner, a mio personale gusto risulta fin troppo perfettina, non nascondo che avrei gradito un suono più sporco e retrò ad uno più freddo e chirurgico, ma queste sono valutazioni personali che non inficiano le buone sensazioni espresse da “
Retrogore”.
In conclusione, un lavoro che non rivoluzionerà il death metal ma che non deluderà gli acquirenti.
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