L’undicesimo disco dei
Lacrimas Profundere, “
Hope Is Here”, è anche il primo concept album cui la band si cimenta, trattando la storia di
Aramis, un ragazzo fuori dal comune, ma siccome non allegano i testi alla cartella mp3, né è possibile saperne oltre sui canali ufficiali, non sapremo mai quale sia la particolarità di
Aramis. Magari ha poteri paranormali, forse è il figlio del demonio, addirittura potrebbe avercelo più grosso di
Rocco Siffredi.
Più in generale, rispetto al precedente “
Antiadore”, il disco è meno radio-friendly, più gothic-oriented, con un mood crepuscolare che ha forti richiami alla dark wave anni ’80.
Ciò almeno per le prime quattro tracce, compresa la splendida title-track, perché con “
A Million Miles” fanno la comparsa dei chitarroni ribassati e un andamento più veloce, e lo stesso dicasi per la successiva “
No Man’s Land”.
La band ha un buon gusto melodico, che farà piacere agli amanti della musica emozionale.
Certo, l’eccessiva durata del disco, il tono quasi sempre uguale a se stesso del singer
Rob Vitacca, possono portare a noia episodica, ma alcune atmosfere sono assolutamente una novità per la band e possono addirittura portare fuori asse. È il caso delle atmosfere di “
Pageant” che sembrano quasi uscire da un film hardboiled, un pezzo che mostra una classe inaspettata per i tedeschi.
“
Timbre” unisce atmosfere fuori dal tempo con chitarre ruvide, la conclusiva “
Black Moon” è un pezzo acustico, ricco di pathos, che potrebbe essere stato scritto da
Jerry Cantrell (!).
Non vorrei esagerare con i panegirici, ma i
Lacrimas Profundere sembrano aver azzeccato il disco della vita. Sia chiaro, nulla di trascendentale, ma sicuramente un disco ricco di emozioni, struggente, di classe, variegato, sentito.
Peccato che ignoreremo per sempre le qualità nascoste di
Aramis, ma magari i
Lacrimas Profundere ce lo diranno nel prossimo disco che, a questo punto, non vedo l’ora di ascoltare.