I Capharnaum vengono accreditati d’essere una all-stars band, in quanto tra le loro fila ci sono membri di Monstrosity, Gorguts, Trivium e Martyr, il che detto così lascia il tempo che trova. Molta più importanza ha la definizione che danno di se stessi, ovvero technical death metal.
In effetti la musica creata dai Capharnaum è molto tecnica, con una peculiarità però, mentre in genere quando si parla di tecnica si fa soprattutto riferimento a tempi di batteria e ritmiche astruse e complesse, comunque presenti, in questo “Fractured” a salire in cattedra sono le chitarre che spesso disegnano fraseggi complessi e assoli davvero ottimi.
Il disco ha inoltre un sapore di antico, di primi anni ’90, come un buon vino lasciato a riposare per anni e stappato per un’occasione importante. In quest’ottica si devono leggere le sole 8 tracce per soli 29 minuti, complessi ma non prolissi, capaci ma non presuntuosi.
I pezzi sono tutti molto ben strutturati, non eccedono mai nella brutalità (un piccolo neo per chi scrive) e sanno catturare l’attenzione dell’ascoltatore con continui cambi d’umore. La noia è bandita da questo disco e pezzi come “Machines”, “Icon Of Malice” e la conclusiva “Refusal” si permettono anche alcune aperture melodiche decisamente azzeccate.
Come dicevo prima, se fossero riusciti ad accoppiare alla tecnica una maggiore intensità e brutalità, sulla scorta di bands come Neuraxis e Cryptopsy, sicuramente ne avrebbero guadagnato in impatto, il quale talvolta latita tra le pieghe di assoli e note torrenziali.
Per il resto un disco davvero molto buono.
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