12 anni fa recensii il debutto dei francesi Phazm, da allora la band ha dato alla luce altri tre album di cui l’ultimo, il qui presente “Scornful Of Icons”, giunge a distanza di ben otto anni dal precedente.
Il tempo per loro sembra essersi fermato, nel senso che ripropongono stilisticamente quanto già fatto al debutto, quindi una miscela di black/death dalla verve rock’n’roll, con vocals acide e assoli allucinati.
La duplice anima della band, quando non viene fusa, da vita a ottime canzoni black metal, come “Conquerors March” e discreti episodi death, come la conclusiva “Never To Return”.
Personalmente non sono un grande fan di queste sonorità, almeno non come vengono declinate dai Phazm, pur riconoscendo che il risultato non è malvagio e, soprattutto, ben variegato e in quanto tale capace di tenere lontana la noia.
Di fondo, rispetto agli inizi, resta una certa immobilità stilistica, compensata solo in parte da una maggiore maturità e capacità di songwriting.
“Scornful Of Icons” è uno di quei dischi che si lascia anche ascoltare volentieri, ma che appena terminato lascia un senso di vuoto, incapace, almeno per ciò che mi riguarda, di lasciare un tangibile segno del suo passaggio.