Si definiscono metalcore e incidono per Victory Records. Messo così il quadro sembrerebbe abbastanza chiaro e dovremmo parlare del solito trend imperante, dei soliti riffs, dei soliti accordi e via dicendo. La realtà è ben diversa però, ed ebbi modo di parlarne anche l’anno scorso quando recensii “Unbroken”, il precedente disco degli A Perfect Murder. Lo stesso discorso che feci l’anno scorso debbo, ahimè, ripetervelo: se avete nostalgia dei Pantera e del loro sound questi canadesi (!) vi garberanno alla perfezione.
Il sound degli A Perfect Murder infatti è ripreso pari pari dalla band di Phil Anselmo ed il singer Kevin Randel non fa nulla per evitare di sembrare il clone dell’ubriacone sudista. Le differenze però ci sono eccome, perché di certo la band non ha tra le sue fila, alla chitarra, un personaggio del calibro di Dimebag Darrel (R.I.P.), né una sezione ritmica come quella dei Pantera (quanti Vinnie Paul conoscete?), benchè le similitudini si sprechino.
Il disco comunque fila abbastanza liscio, forse per i piacevoli deja-vù che provoca e per la voglia e la mancanza di una band immensa come i Pantera, che ormai si fa sentire. Il disco è ben suonato e prodotto, su questo non ci piove. Però siamo sempre dalle parti dell’estrema derivatività, della mancanza assoluta di personalità, della carenza di un songwriter con le palle, e scusate se è poco.
A questo punto meglio andare a riascoltarsi “Far Beyond Driven” o “Vulgar Display Of Power” e fare headbangin’ fino a che la testa non si stacchi dal collo, perché gli A Perfect Murder, per comporre anche un solo riff di quei grandiosi dischi, devono ancora ingollare galloni e galloni di Jack Daniel’s, fino a che il fegato non gli esploderà in corpo.
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