Era il 2007, se non sbaglio, quando durante una mia trasferta ad Oslo capitai al
Neseblod Records, negozio di musica culto che ha raccolto l’eredità dell’
Hellvate (per i più sprovveduti, il negozio di
Euronymous dei Mayhem e luogo di ritrovo dell’
Inner Circle norvegese negli anni dei roghi delle chiese) e nel quale è possibile trovare ogni sorta di feticcio e rarità rigorosamente estrema. Tra le migliaia di chicche che ho potuto ammirare durante il mio giro mi ha colpito una copia originale della tape di
“Total schizophrenia” che faceva bella mostra di se insieme a decine di mostri sacri della scena underground degli ’80 e dei ’90. Questo piccolo aneddoto per farvi capire la caratura del nome
Schizo nei primi anni della loro carriera, un nome di culto che gli amanti dell’estremo rispettavano al pari di nomi come Mayhem, Nihilist, Morbid e via dicendo, un culto che si è consolidato con la pubblicazione del masterpiece
“Main frame collapse” (1989, recentemente ristampato proprio dalla
Punishment 18 Records, che ha dato alle stampe anche questo nuovo lavoro). Da allora (la demo uscì nel 1986) di acqua ne è passata sotto i ponti, e la band sicula ha attraversato alti e bassi, soprattutto per innumerevoli dissapori tra i due leader della band,
Alberto Penzin e
S.B. Reder, che si sono alternati alla guida del gruppo. Questo andirivieni ha portato inevitabilmente a risultati non sempre eccelsi, la carriera della band non ha mai avuto veri e propri picchi qualitativi, non essendo, oltretutto, particolarmente ricca dal punto di vista quantitativo. Negli ultimi anni la decisione di
S.B. di prendere in mano le redini del gruppo con una formazione finalmente stabile, con
Nicola Accurso alla voce e
Dario Casabona dietro le pelli, ha dato una svolta alle sorti della band.
Dopo la pubblicazione di
Hallucination Cramps eravamo in molti a chiederci quali fossero le condizioni di salute dei nostri, visto che l’album è stato pubblicato nel 2010, ben sei anni fa. A togliere ogni dubbio sul fatto che gli
Schizo siano più in forma che mai ecco arrivare
“Rotten Spiral”, che porta marchiato a fuoco l’indelebile marchio di fabbrica della band, e questo è chiaro fin dalle prime note di
“Leaders of deception”, aperta da un arpeggio oscuro e decadente seguito da un riff taglientissimo, entrambi in pieno stile
Reder. Questa volta il trio siciliano ha deciso di voler fare le cose in grande, e quindi si è affidato alle sapienti mani di
Tommy Vetterli dei Coroner che oltre ad aver curato la produzione del disco è anche ospite in una track. Il risultato è un album assolutamente professionale sia dal punto di vista della produzione, completamente al passo coi tempi, che da quello compositivo, che attinge a piene mani dal thrash primordiale, modificandolo a proprio piacimento con inserti moderni da una parte, e sfuriate ai limiti del black dall’altra, senza dimenticare gli immancabili richiami agli Slayer e ai Kreator (due band che da sempre hanno influenzato i siculi), e le classiche partiture schizoidi che sono un punto di forza dei nostri sin dall’antico
“Main frame collapse”.
Se proprio vogliamo trovare il classico pelo nell’uovo, direi che il disco soffre troppo dell’eccessiva presenza di mid tempo, che se da un lato rendono il tutto decisamente più pesante, dall’altra smorzano più del dovuto la tensione, che invece è ben tesa quando i nostri spingono di più sull’acceleratore. Un album che presenta una cura quasi maniacale degli arrangiamenti, e che sembra a momenti più il seguito di
Cicatriz black e non di
Hallucination Cramps, se non, addirittura, come già accennato, del masterpiece
“Main frame collapse”, ovviamente attualizzato. Gli
Schizo sono tornati in pompa magna, ora bisognerà soltanto vedere se finalmente, dopo trent’anni di carriera travagliatissima e funestata da continui e massicci cambi di line up, riusciranno a raccogliere quanto seminato con grande fatica e sudore.
“Rotten Spiral” è qui a dimostrare che l’ora è decisamente giunta…