Copertina 7,5

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2016
Durata:42 min.
Etichetta:Kscope

Tracklist

  1. IN EXILE
  2. NO MAN'S LAND
  3. TEAR YOU UP
  4. THAT SHORE
  5. TAKE YOUR SHOT
  6. FEND FOR YOURSELF
  7. THE FINAL THING ON MY MIND
  8. WHERE WE STOOD

Line up

  • Bruce Soord: guitars, vocals
  • Jon Sykes: bass guitars, backing vocals
  • Steve Kitch: keyboards
  • Gavin Harrison: drums
  • John Helliwell: clarinet
  • Geoffrey Richardson: strings
  • Darran Charles: guitar

Voto medio utenti

Si può costruire un'intera carriera musicale cercando di assomigliare a qualcun altro? Non stiamo parlando di Madonna e di Cindy Lauper ma dei Pineapple Thief, che dal 1999 ricalcano piuttosto fedelmente le orme dei connazionali Porcupine Tree. Dagli esordi dalle tinte psichedeliche alle recenti evoluzioni più mainstream i nostri possono giustificare la propria presenza sul mercato discografico odierno grazie al fatto che il quintetto di Steven Wilson, di fatto, non esiste più e la sua carriera solista ha preso una strada tutto sommato diversa.

Lo so, le premesse non sono delle migliori, ma la verità è che questo (breve) "Your Wilderness" non è male. La band, ormai ridotta a trio, ha ingaggiato Gavin Harrison (e te pareva, ndr) per suonare la batteria e ha prodotto un lavoro di piacevole pop progressivo, pacato ma elegante, che non disdegna incursioni in altri territori più o meno vicini. Le più tradizionali "In Exile" e "Where We Stood" convivono con momenti di ispirazione post ("Tear You Up"), atmosfere alternative ("Take Your Shot"), concessioni ambient ("That Shore") e sonorità rétro (il clarinetto di "Fend For Yourself", suonato dal membro dei Supertramp John Helliwell). La lunga e dilatata "The Final Thing On My Mind" fa un po' storia a sé: ipnotica all'inizio, approda in lidi meno ansiogeni un po' tardi, con una coda a mio avviso lunga.

La buona produzione e la coerenza della proposta, lungi dal voler essere particolarmente originale o elaborata, rendono questo lavoro un ascolto non fondamentale ma sicuramente godibile per gli appassionati dei Porcupine Tree dei tempi che furono.
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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