Prima di scrivere una recensione, penso sempre a quale sarà la prima frase, una volta aperto il mio notebook, per introdurre l'album del quale parlerò.
Credo che un buon inizio possa invogliare alla lettura.
Questa volta, ho dunque pensato, non voglio girarci troppo attorno:
Tamás Kátai, l'uomo dietro il progetto
Thy Catafalque, non è solo uno dei migliori compositori dell'odierna scena metal, ma uno dei migliori della storia di questo genere.
Punto.
"Meta", il settimo album del nostro, è semplicemente un capolavoro.
Perfetto punto di equilibrio tra i due lavori che l'hanno preceduto, "Rengeteg" del 2011 e "Sgùrr" dell'anno scorso, segna un ulteriore passo in avanti nell'evoluzione di un artista sempre alla ricerca di nuove vie espressive, di un artista che non si accontenta, cioè, di seguire terreni già battuti ma che cerca di creare, album dopo album, il suo terreno, la sua personalissima visione della musica.
Death, doom, folk, elettronica, progressive, black, "spirito" ungherese.
In questo nuovo lavoro c'è davvero di tutto e tutto è amalgamato in maniera perfetta.
La musica procede elegante e potente ed è impossibile sapere che cosa accadrà, non sai mai se
Thy Catafalque ti sorprenderà con un momento di soave melodia o di spiazzante elettronica, non sai se aspettarti un terrificante muro di chitarre o una delicatissima voce femminile. Non sai mai, cioè, da quale direzione arriverà l'emozione, o meglio, sai che questo album ti emozionerà, ma non sai mai in che modo lo farà.
"Meta" è un album sorprendente, fatto di melodie inarrivabili nella loro perfezione e di furente carica metallica, di arpeggi e momenti folk che duettano con la natura o con la sperimentazione delle macchine.
"Meta" è poesia.
Poesia in grado non solo di lasciarci attoniti ma di ricordarci che la musica non può e non deve essere plastica ma vera espressione dell'animo di chi la crea: solo in questo modo essa saprà davvero farsi emozione e farsi amare.
Credetemi quando vi dico che album di questa caratura non ne escono spesso.
Credetemi quando vi dico che è solo ed esclusivamente grazie ad artisti come
Tamás Kátai se il metal ha ancora qualche speranza di non trasformarsi definitivamente in un circo di puttane e pagliacci.
Adesso non vi resta che fare vostro questo gioiello.