“Do you miss me” può essere considerato, per Robin Beck, una sorta di riscoperta del “primo amore”, quello che in fondo, come vuole la più classica delle tradizioni, non si scorda mai.
Dopo l’avvicinamento alle sonorità maggiormente pop espresso in “Wonderland”, la fantastica cantante statunitense ritorna, infatti, con questo nuovo lavoro, a quei suoni di solido rock melodico tipicamente americano che avevano caratterizzato la sua produzione precedente e che oggi appaiono solo leggermente più sofisticati, tratteggiando una maturità artistica ancora maggiormente consolidata.
La voce di Robin appare più in forma che mai, con quel timbro e quello stile interpretativo che la accomuna a vocalist come Alannah Miles, Fiona, Pat Benatar, Shania Twain e soprattutto alla sublime Ann Wilson delle Heart, suo vero ascendente primario, così come la band di Seattle, nella sua svolta A.O.R. (manifestata al meglio in dischi come “Heart”, “Bad animals” e “Brigade”), rappresenta il riferimento più attendibile anche dal punto di vista musicale in senso generale.
Come già accaduto in passato, Miss Beck anche in questo nuovo disco si avvale dell’aiuto di compositori di “grido” e così la penna “illuminata” di Desmond Child, Michael Bolton, Amy Sky e Marc Jordan, contribuisce in modo molto significativo alla riuscita di un platter che si mantiene costantemente su livelli d’attrattiva piuttosto considerevoli, dove l’apice della parabola è incarnato dalla vivace title track, dall’affascinante melodia elegante di “Walk on the Moon”, dall’agile “What about us” o ancora dalla bella “Coming back for more” e dal “tocco” moderno della squisita “Takin’ a ride”, mentre discorso a parte è necessario per la favolosa “The safest place (I wanna be strong)”, la cui appassionata linea melodica, il contrappunto di basso e la strepitosa prestazione vocale, meriterebbero davvero di essere custodite in un luogo molto sicuro.
Le backing vocals del Cd sono garantite dal grande James Christian (marito di Robin, una vera unione all’insegna delle celebri “affinità elettive”) e da Lisa Dalbello, un’altra notevole “cantantessa”, più famosa, probabilmente, per aver concesso che la sua “Gonna get close to you” fosse sottoposta all’inarrivabile arte dei Queensryche (nella versione inclusa nel capolavoro “Rage for order”), che non per consistenti meriti propri.
Musicisti di talento sostengono la protagonista con buon gusto esecutivo e la produzione del noto Fabrizio Grossi, seppur forse lievemente troppo “fredda”, garantisce un adeguato apporto di nitidezza ed equilibrio sonoro, all’interno di confini stilistici in cui questa componente è pressoché fondamentale.
Un disco molto ben fatto, che piace immediatamente e le cui virtù non s’indeboliscono neanche dopo reiterati ascolti, che speriamo possa gettare le basi per una frequentazione duratura del music business da parte di questa “rock mom” (Robin e James hanno una bimba di 7 anni, Olivia), che ha ancora parecchie cose da dire e altrettante da insegnare, in materia di classe, carisma e capacità specifiche.
Cos’altro aggiungere se non … Bentornata!
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