Sei full length e tre Ep dal 2010 ad oggi: un ritmo discografico da far impallidire l’Eroe del lavoro socialista
Aleksej Grigor'evič Stachanov.
Lo so, lo so, già vi sento mugugnare: “Bella forza, non suonano dal vivo!”; ciò non toglie che oggidì sia raro rinvenire compagini parimenti prolifiche. Purtroppo però, se sino al precedente “
The Long Goodbye” una tale fregola compositiva non andava affatto a scalfire la qualità delle
releases, con quest’ultimo “
Eternal” qualche cigolio inizia a percepirsi.
Non credo sia il caso di cedere agli allarmismi: il
blackgaze scioglievole e petaloso -il primo neologismo lo tollero anche, il secondo è infame- degli
An Autumn for Crippled Children ha saputo comunque mantenere intatta la sua enfasi melodrammatica. L’inconfondibile sintesi di
spleen e
mal de vivre che permeava lavori come “
Only the Ocean Knows” e “
Try not to Destroy Everything You Love” tornerà senz’altro a farvi sentire tapini, derelitti ed incompresi. Nel contempo, la dose di romanticismo tragico generosamente somministrata non riesce, per una volta, ad adombrare alcune criticità musicali piuttosto vistose.
Penso, per esempio, ad un infelice lavoro dietro al mixer. Le
screaming vocals di
MXM giungono pressoché indistinte, ancor più flebili del solito, mentre i fondamentali ricami dei
synth (sempre opera sua) non spiccano affatto come dovrebbero, finendo per appiattirsi su riffs in tremolo confusi ed impastati anch’essi.
Aggiungete qualche falla nel processo di
mastering ed otterrete un papocchio sonoro che impedisce alle composizioni di esprimere il loro pieno potenziale, e che rende l’esperienza uditiva piuttosto disagevole.
Le stesse canzoni, ad ogni modo, faticano spesso ad ingranare, alternando progressioni struggenti (“
I Will Neve Let You Die”, “
On Fire”, la conclusiva “
Matters of the Heart”) a melodie e partiture incapaci di lasciare il segno (l’involuta opener “
Eternal Youth”, “
Days of Sleep”, “
This Small Place You Occupied Is So Empty Now”). Prova ne sia che, nonostante un’abbordabile durata media dei brani -ci attestiamo intorno ai 4:30 minuti-, mi sono ritrovato spesso afflitto da uno spiacevole, nonché inedito per la compagine in esame, senso di tedio.
Ora la sto facendo sin troppo funesta (d’altra parte, la proposta degli olandesi senza volto non aiuta la causa della positività): come il voto a margine suggerisce, reputo comunque “
Eternal” un platter di buona caratura, destinato a struggere i fans di
Alcest,
Germ,
Les Discrets e triste compagnia.
Peccato che vizi di produzione, balbettii di
songwriting ed eccessiva ripetitività abbiano impedito agli
An Autumn for Crippled Children di mantenersi sugli ottimi livelli cui ci avevano abituati.
Poco male: visti i ritmi di produzione ci rivediamo tra un annetto o giù di lì, no?
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