Quando mi misi al lavoro su
"Il Giro del Prog in 28 Giorni" mi fermai volutamente all'anno 2010: che senso avrebbe avuto approfondire una decade "in corso" e ancora tutta da scoprire? Non nascondo però che qualche domanda su chi avrei voluto inserire me la sono fatta e tra i primi artisti, senza dubbio, avrei messo i
The Dear Hunter. La creatura di
Casey Crescenzo, nata quasi per caso dopo la dipartita (forzata) dalla sua band natale (The Receiving End Of Sirens), è un lucidissimo esempio di quanto certa musica possa ancora darci.
La saga del ragazzo dal nome
The Dear Hunter (su Wikipedia trovate una specie di riassunto con i commenti dello stesso
Crescenzo), iniziata nel 2006, è ora giunta al quinto capitolo e ancora non ha finito di stupirci. Sarà per la voce magica di
Casey, per la produzione equilibratissima che permette di cogliere ogni sfumatura, non lo so, fatto sta che questo
"Hymns With The Devil In Confessional" (scritto in buona parte in contemporanea con
"Rebirth In Reprise") è un altro album da brividi.
Già dalle prime note di
"Regress" capiamo quanta sia la carne al fuoco che ci attende: atmosfere bucoliche, melodie di scuola Simon & Garfunkel e orchestrazioni alla Danny Elfman.
"The Moon/Awake" si spinge ancora più in là alternando "serissimi" elementi quasi industrial con altri molto più disimpegnati. Ed è solo l'inizio! Eccoci allora trasportati negli anni Cinquanta/Sessanta (
"Cascade", "The Revival"), in un elegantissimo saloon (
"The Most Cursed Of Hands/Who Am I"), in un moderno Buena Vista Social Club dove suonano Brian Setzer e gli artisti Motown (
"Mr. Usher") e, perché no, in una rock opera di Andrew Lloyd Webber (
"The March", con una citazione tratta dall'
Act IV). E ancora: pop progressivo sinfonico alla Barclay James Harvest (
"The Haves Have Naught"), tentazioni alternative (
"Gloria"), timbriche spacey e vocoder (
"The Fire Remains"), toni cupi e sinistri (
"Blood"), momenti struggenti e cinematografici (
"A Beginning"). Insomma avete capito...
L'unico appunto che si può fare
Crescenzo è che se da una parte all'ascoltatore da' sicuramente moltissimo, allo stesso tempo gli chiede altrettanto (e forse anche qualcosa di più): 76 minuti, per quanto scorrevoli, non sono proprio alla portata di tutti. Detto questo, la qualità c'è tutta ed è elevata, per cui non posso che consigliare l'acquisto di questo ennesimo gioiellino di prog contemporaneo.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?