Dei Teenage Idols sappiamo che sono un quartetto, che vivono in Svezia e che il nome che si sono scelti appare piuttosto ironico. Infatti il loro stile musicale difficilmente li farà diventare idoli dei teen-agers di oggi, perché è quanto di più lontano dalle mode e dalle tendenze dei giovanissimi.
Il loro album è un indefinito concentrato di garage-rock, retrò-rock’n’roll, acid-pop sixtiees, con brani ridotti all’essenziale ma parecchio coinvolgenti.
Ritmiche tambureggianti ed ipnotiche, qualche schitarrata grezza ed un sacco di melodia obliqua e sensuale, i Teenage Idols non sono certo dei tecnicisti e limitano al massimo assoli e sbrodolamenti vari in brani che raramente superano i tre minuti di durata, ma riescono ad avere ugualmente un buon mordente ed un eccellente senso del groove.
Un fascino particolare, lascivo, vizioso, atmosfere sudaticce da postribolo orientale alle quali il vocalist Halvard aggiunge i suoi urletti sensuali
Canzoni che a volte piazzano vibrazioni punkeggianti su una base di puro rock’n’roll d’annata da fare invidia a Brian Setzer (“Kick in a bag, You got me”), altre volte sono ruvidamente acide ed energiche (“Soul full of lead, Where it’s at”) oppure rallentate e conturbanti (“Erase me, title-track”), tutte con quella scioltezza antica che stimola la voglia di muoversi e genera vibrazioni positive.
Una band difficile da collocare, da paragonare a qualcuno che non sia altrettanto poco conosciuto (esempio The Blue Van, Crash Kelly, Blackberry Clouds), che realizza un disco sicuramente non fondamentale ma piacevole per chi ama il rock vecchia maniera. La sensazione più forte è che i Teenage Idols siano uno di quei gruppi che merita vedere dal vivo, dove riescono a tirare fuori completamente la loro carica aggressiva e carnale.
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