23 minuti di satanismo, blasfemia, ritmi indiavolati e atmosfere ritualistiche abilmente nascoste sullo sfondo:
"Black Rites", EP di esordio per il duo cileno degli
Xalpen, non ha certo paura a mostrare il suo volto oscuro e malvagio, anzi ci sbatte in faccia tutta la rabbia e la malevolenza di una proposta musicale che non scende a compromessi e pensa, semplicemente, a distruggere tutto e tutti.
Gli
Xalpen sono convinti, e validissimi aggiungo io, sostenitori del raw black metal, definizione che "tradotta" in musica altro non è se non pura violenza.
E odio.
Il duo, tuttavia, dimostra anche inaspettata qualità compositiva (oltre che esecutiva) dal momento che i sei brani dell'album, sebbene furiosi, sono anche in grado di evidenziare un pregevole lavoro in fase di arrangiamento ed una "varietà" di strutture che tengono ben distante il parossismo nel quale, spesso, incappano musicisti impegnati in un genere tanto estremo.
Alla riuscita del lavoro concorrono, soprattutto, quell'alone ritualistico al quale accennavo in apertura, che può essere colto solo con un attento ascolto, ed una interpretazione vocale tanto inquietante quanto lontana dagli stilemi classici dello scream, capace, insieme con le frenetiche partiture delle chitarre e con la devastante sezione ritmica, di dare un taglio epico ai brani, sebbene di una epicità calata nel buio più assoluto.
"Black Rites", in omaggio al titolo, è un rituale celebrato da sacerdoti che adorano il male ed è, per quanto frasi come questa possano suscitare un sorriso vagamente sarcastico, una concreta manifestazione del male stesso, concreta perché realmente sentita dai suoi autori, concreta e quindi ancora più spaventosa.
Il buio si nutre di un'altra creatura terribile: non sottovalutate gli
Xalpen.
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