I
Völur vengono dal Canada e “
Disir” è il loro disco di debutto. Il sound della band non è ben definibile pur rifacendosi, dal punto di vista lirico/tematico, alla mitologia e al paganesimo europeo pre-cristiano.
L’iniziale “
Es Wächst Aus Seinem Grab” si apre con un assolo distorto che permea tutti gli oltre sette minuti del pezzo, in uno stridore allucinato e allucinante, corroborato da uno screaming tipicamente black, prima di un coro femminile dal sapore rituale.
La successiva “
The Deep-Minded” è un pezzo più atmosferico, giocato sul contrasto basso/violino, con un ipnotico coro femminile a metà canzone, sciamanico ed etereo. Il pezzo è decisamente convincente, con una sorta di post-rock a tinte folk, dal sapore progressivo che, appunto, progressivamente deraglia verso una cacofonia dell’anima. 13 minuti di puro delirio.
“
White Phantom” è il pezzo più breve, solo 6 minuti, durante i quali le atmosfere si fanno più rarefatte e algide, tipicamente autunnali, con il violino che rimanda a certe cose del violinista ceco
Ivo Sedlacek e al suo bellissimo “
Mystical Violin” (2004). Echi celtici non disdegnano di fare capolino.
La conclusiva “
Heiemo” è ancora una volta toccata dalla grazia del violino, con un inizio sofferto e carico di tensione, che pian piano si espande, crescendo di tono, fino ad una stasi dove il violino sale in cattedra e disegna trame quasi esotiche, anche se intimiste. Tuttavia il finale è in crescendo, con tanto di cacofonia white noise, e ci consegna un disco davvero bello.
Il mood di “
Disir” è decisamente doom, evocando atmosfere ancestrali, pagane, che dipingono paesaggi naturali e selvaggi, di foreste, di picchi innevati, di foglie d’acero che cadono, corsi d’acqua placidi che si tuffano in laghetti bordeggiati da una natura lussureggiante e antica.
In definitiva una piccola gemma che vale la pena di essere venerata.
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