Circondato sempre più da un mare di pattume plastificato e finto come una banconota da 15€, quando mi capitano tra le mani uscite come questo split mi rimetto in pace con me stesso e con il metal tutto. Un semplicissimo split 7”, un prodotto che i finti metallini di oggi schiferanno e ignoreranno del tutto, ma che in realtà è la quintessenza di cosa era e di cosa dovrebbe ancora essere la nostra splendida musica: due band, quattro brani, una copertina in bianco e nero, e il gioco è fatto. Niente mega produzioni, niente suoni finti e plasticosi, niente coretti del cazzo, niente tastierine, niente break down, niente arpeggini puliti seguiti da stupidi vocioni in finto growl. Insomma, niente che possa piacere ai suddetti metallini, ma tanto che può piacere, invece, a chi ha vissuto gli anni migliori della scena e che ancora oggi si emoziona ascoltando certe sonorità.
Le due band che hanno dato vita a tutto questo e mi hanno fatto fare un tuffo nel passato sono i
Morbo e i
Bunker 66. I primi sono un progetto dedito all’old school death metal (quello vero, non la farsa melodica di fine anni ’90), messo su da due soggetti noti a chi mastica l’underground italico, e cioè
Andrea “Corpse” Cipolla, già chitarrista dei Corpsefucking Art, e
Mirko “Offender” Scarpa, già nei VII Arcano. I secondi, invece, vengono dalla lontana Sicilia, e sono una delle punte di diamante della rinnovata scena thrash italiana, anche qui quella vera e pura, senza modernismi e amenità simili. Lo split è stato pubblicato su 7”, quindi lo spazio a disposizione delle due band è limitato, due soli brani a testa per un totale di cinque minuti a band. Rapidi ed essenziali, come si sul dire…
Ed è proprio l’essenzialità l’elemento principale dei
Morbo, che si rifanno alla scuola Autopsy, senza disprezzare una strizzatina d’occhi alla scena svedese. In ogni caso stiamo parlando di death metal putrido e marcio, fatto di riff semplici e vocals immediate. I due ragazzacci coinvolti non sono certo dei novellini e sanno il fatto loro, per cui vi ritroverete tra le mani due brani brevissimi ma altrettanto intensi, che nulla vogliono avere a che fare con la modernità, e per fortuna aggiungerei io. Una manna dal cielo per chiunque ami queste sonorità…
Con i
Bunker 66, invece, ci spostiamo in territori thrash metal. Venuti alla ribalta qualche anno fa, i siciliani non te le mandano certo a dire, e anche loro sfruttano al meglio i cinque minuti a disposizione con due brani diretti e in your face che non si discostano di una virgola da quanto già proposto fin’ora, anzi, se possibile delineano ancora di più il loro stile, veloce, asciutto e letale.
Alla fine della giostra è difficile decretare un vincitore (che poi, chi diavolo l’ha detto che bisogna mettere sempre tutto sotto forma di concorso??), ma se proprio dovessi sbilanciarmi direi che per questa volta i
Morbo sono un mezzo punto su. Ma stiamo parlando proprio di sottigliezze, perché tutti e quattro i brani spaccano le natiche ai ciucci, come direbbero all’Accademia della Crusca. La cosa più importante da sottolineare, però, non è certo la simpatica gara che può scaturire tra i fans dell’una o dell’altra band, quanto piuttosto l’importanza che uscite come questa ricoprono per far si che, piano piano (ma sono sicuro che prima o poi ce la faremo) si torni al vero spirito del metal. Nell’underground non s’è mai perso, per fortuna. Quello che mi auspico è che tutte le porcherie che nulla hanno a che vedere con uscite tipo questa, prima o poi spariscano nel nulla.
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