Quando ho letto il nome della band ho pensato che fosse al 100% un progetto di qualche talentuoso chitarrista che aveva deciso di punto in bianco di mostrare a tutti le sue invidiabili doti in un album solista stracolmo di tecnicismi. Normalmente questo accade in due casi :
1. Il suddetto mostro della chitarra è sconosciuto e ha pensato bene di mettere il mondo a conoscenza della sua esistenza.
2. Il suddetto tizio è famoso e ha fatto abbastanza soldi da potersi permettere di fare ciò che vuole nella vita, tanto la sua sola presenza porta fama e denaro.
In questo caso c’è anche una terza opzione, che prevede la possibilità che le altre due siano sbagliate. Ovviamente è quella giusta. E allora chi sono e cosa vogliono i
Guitar Force? Direttamente dal loro sito ufficiale leggo che vogliono 200€ + 25cent/km per venire a suonare fino dentro il vostro salotto. Facendo due calcoli visto che sono di base nel sud est polacco, se li vogliamo vedere a Milano gli dobbiamo dare più o meno 600€. Si fa prima ad andare in Polonia. Nel mio caso il massimo che sono disposto a fare è ascoltare il loro ultimo fiammante cd
"Different Universe" e raccontarne fatti e misfatti.
Partiamo dall’inizio. Loro sono polacchi e sono in sei, tre donzelle (voce/basso, voce/chitarra e violino) e tre messeri (tutto il resto). Fondati nel 2011 dal chitarrista/compositore
Marcin Habaj, i
Guitar Force hanno all’attivo già due album e due EP e riescono in questo 2016 a tirar fuori quello che, a quanto si capisce dal loro sito ufficiale, è la versione inglese riveduta e corretta di
“Dwa Swiaty” che invece è uscito nel 2013 ed è interamente in polacco. Quindi niente di particolarmente nuovo.
Il genere è un heavy metal melodico con alcune spruzzatine di hard rock tedesco e con forti tendenze maideniane nei vari giochi tra le due chitarre e nelle melodie che queste ultime vanno a creare. Melodie in cui fa spesso capolino il violino, strumento che adoro e che avrei voluto vedere utilizzato di più e meglio, magari concedendo al disco una venatura folk più presente e caratterizzante. Invece per gran parte del tempo i nostri si muovono su territori molto più sicuri e, peggio ancora, peccano nelle rifiniture, lasciano buchi qua e là, mancano tappeti ritmici a rendere più corpose le parti a due chitarre, manca quella cura dei particolari che se in un album nuovo è già abbastanza grave, in un remake di un disco di tre anni prima è ingiustificabile. Le canzoni originali sono identiche tranne che per la lingua, la produzione che già non era gran cosa prima è invariata, la voce delle due cantanti è monotona e priva di ogni tipo di personalità, non spicca mai una linea vocale o un ritornello che sollevi il tutto da quell’aura di mediocrità che permea quasi tutto il disco. In assoluto le due cantanti sono la nota totalmente stonata di questo
“Different Universe”, ascoltare
"Magic Power" o
"Another World" è uno strazio per le orecchie.
E’ tutto così negativo quindi? Non proprio. Il lavoro delle chitarre è più che discreto, ma sembra abbandonato a sé stesso e non essere parte di un tutto ben amalgamato. Inoltre qualche spunto che fa ben sperare c’è, vedi il singolo
"The Punishment" o la particolare
"At The Crossroads" che mi ha ricordato in molti punti grandi band come
Kansas e
Boston, ovviamente facendo le debite proporzioni. Troppo poco per salvare un album che riesce a raggiungere una sofferta sufficienza e niente più.
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