Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2011
Durata:57 min.
Etichetta:Nightmare Records

Tracklist

  1. UP FROM THE ASHES
  2. THORN IN MY FLESH
  3. EDGE OF INSANITY
  4. FOR ALL ETERNITY
  5. FIRELIGHT
  6. THE GODFATHER
  7. PANEM ET CIRCENSES
  8. LEGEND IN YOUR OWN MIND
  9. DEATH ON TWO LEGS
  10. GUILTY
  11. TERRA INCOGNITA

Line up

  • Patrick Hemer: guitars, bass, vocals
  • Tom Wagner: drums
  • David Casanova: keyboards

Voto medio utenti

Dopo aver donato le sue doti di shredder agli Horizon, si era persa traccia di Patrick Hemer, virtuoso della sei corde molto attivo anche sul piano didattico. È proprio questa fine di 2011 a consegnarci un solo album del chitarrista, che stavolta punta quasi tutto su se stesso: in questo “More than Meets the Eye”, infatti, Patrick canta, suona (ovviamente) tutte le chitarre, e si occupa anche della produzione.
Affiancato da Tom Wagner alla batteria e da David Casanova alle tastiere, il buon Patrick mette giù una manciata di buone songs, in cui la tendenza allo shredding selvaggio di Hemer riesce a stemperarsi piacevolmente all’interno di canzoni che sanno mantenere un buon equilibrio, senza diventare meri attaccapanni per gli assoli, pure molto presenti ed importanti, di Hemer.

La voce alta e non particolarmente potente di Patrick sa comunque accompagnare l’ascoltatore attraverso una discreta varietà di ambienti, dal quasi-power dell’opener “Up from the Ashes” alla semi-ballad in stile AOR “For Eternity”, al pomp-rock più chitarristico di brani come la strumentale “Firelight”, che mettono in mostra tutte le doti del chitarrista. Ad onor del vero, questo “MTMTE” non è uno di quegli albums che ti rimangono in testa più di tanto; la proposta sonora, pur godibile, non riesce a districarsi da quella ‘aurea mediocritas’ che permea le composizioni, tutte di buon livello ma mai degne di ulteriore attenzione. Ascoltando e riascoltando l’album, è chiaro lo sforzo compiuto da Hemer per evitare di spingere troppo sul lato meramente chitarristico, ma vero è che la natura di un musicista non può essere celata più di tanto, e le inclinazioni puramente virtuosistiche di Hemer fanno a volte un po’ a cazzotti con delle canzoni che invece vorrebbero a tutti i costi essere meno sbilanciate. Aggiungete a tutto questo una produzione appena discreta, ed una prova vocale non imprescindibile, ed avrete una buona idea di un album onesto, ma poco più di quello.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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