Gli
Apollo Under Fire nascono nel 2013, quando le strade di
Donald Carpenter (SubmerseD, Eye Empire) e
Peter Klett (Candlebox, Lotus Crush) si incrociano durante un concerto di beneficenza a Orlando, Florida. E’ stato amore a prima vista. L’anno successivo reclutano il batterista
Tom Costanza, autodidatta e figlio di un jazzista di New York, e si lanciano fast & furious nella stesura di nuovi pezzi.
Qualche tempo dopo sono entrati a far parte del club Apollo anche
Jimmy Kwong alla seconda chitarra e
Stu Cox al basso. Una volta completata la line-up hanno iniziato a registrare alcune canzoni e a giugno del 2016 hanno firmato un contratto con la EMP Label Group di
Dave Ellefson, con cui esce l’album omonimo. Viva la fantasia. Yeah.
Bastano pochi minuti di ascolto dell’opener
"Wings" per capire che ci si trova davanti a qualcosa di tipicamente rock alternativo made in USA, ma anche di particolare e diverso dal solito minestrone che il 90% dei gruppi di questo genere ci propina ormai da troppo tempo. E’ il suono di una chitarra acustica ad aprire le danze, affiancata presto dalla voce calda ed espressiva di Donald Carpenter, per una canzone che scorre costantemente ai confini con i territori più classici e dominati da band ormai millenarie come
Nickelback, Stone Sour e compagnia bella, ma che non oltrepassa mai il limite e grazie al mix che evidenzia in modo netto voce e chitarra acustica riesce a mantenere la distanza di sicurezza. Sulle stesse orme si muovono le successive
“Gotta Believe” e
“When It Rains”, mentre
“Inside You” è la prima ballad in senso più classico e precede la fase più hard con
“Refuse” e
“One Track Mind”, che tornano a calcare melodie dal sapore classico statunitense.
Poi arriva
“Wait” che con la sua intro ovviamente acustica mi ha ricordato in maniera spropositata gli Scorpions. Ci avrei visto benissimo un duetto con Klaus Meine, sì sì. Da qui in poi emerge il carattere più squisitamente melodico e radiofonico del gruppo che colpisce in pieno il bersaglio spingendo forte sul lato emozionale, con le bellissime “Feel Your Love” e “Weightless” che alzano notevolmente il livello qualitativo del disco e sono secondo me le due migliori del lotto.
Esistono ormai tantissimi gruppi che suonano il genere degli Apollo Under Fire, eppure questi ragazzi hanno un tocco diverso, hanno scelto un approccio che sorprende e potrebbero dire la loro anche in futuro se oltre all’evidente bravura in fase di composizione ed esecuzione avranno quel pizzico di fortuna per emergere. Ottimo debutto, nulla da dire. Che il dio Apollo sia con voi.
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