La Germania è per me un paradosso musicale. Sono storicamente un popolo ligio alle regole, serioso e poco incline all’allegria smisurata eppure in un mondo così dark come quello dell’heavy metal hanno sfornato una marea di band che hanno fatto dell’hard rock più scanzonato la loro bandiera e hanno letteralmente inventato la variante più “happy” del power metal.
Se c’è una cosa su cui non si possono avere dubbi è l’immenso valore che hanno avuto e hanno tuttora i gruppi tedeschi più famosi che dopo decenni sono ancora lì a mostrare come si scrive ottima musica. Potrei fare tanti nomi, ma finirei per dimenticarne alcuni e non sarebbe giusto visto che anche i più sconosciuti hanno dato un contributo notevole all’intero movimento.
I
Rock Wolves sono un supertrio composto dal drummer degli
Scorpions, Herman Rarebell, dalla storica voce dei
Mad Max Michael Voss e dal meno conosciuto
Stephan Hinz e con questo
“Rock For The Nations” non fanno altro che confermare quanto di buono riescano a produrre in campo hard rock i sudditi della Merkel. E’ lo stesso
Rarebell a dire che la Germania dovrebbe esportare del buon rock invece di armi e carri armati. Parole sante.
L’album come era lecito aspettarsi è un pot-pourri dell’immenso bagaglio di esperienza dei magnifici tre che pesca a piene mani dalla tradizione teutonica con una leggera prevalenza verso le sonorità degli ultimi
Mad Max, anche se la presenza degli immortali
Scorpions è costante e si staglia maestosa sullo sfondo dell’intero lavoro. Lavoro che si apre con la title track, canzone che si presta perfettamente al ruolo di opener con l’arpeggio tranquillo che introduce l’inconfondibile voce di
Voss per poi esplodere nell’ottimo ritornello da urlare a tutto spiano. Parlavamo degli
Scorpions poco fa ed eccoli comparire nella cadenzata
“Surrounded By Fools” alla quale un bel duetto con
Klaus Meine avrebbe conferito ben altro spessore. Altro giro altra corsa e siamo già alla terza song,
“Out Of Time”, che sposta il tiro verso lidi più vicini al metal classico e richiamando alla mente (almeno alla mia) addirittura gli Hammerfall. Glisso abilmente sulla trascurabilissima cover di
“What About Love” degli
Heart non perché brutta ma perché onestamente aggiungere qualcosa all’originale era impresa difficile e infatti i nostri nulla aggiungono pur essendo autori di una prestazione notevole.
La parte centrale resta nella media senza lasciare grandissimi ricordi ma per fortuna riesce nel compito di evitare lo skip selvaggio tipico degli ascolti digitali. Prima delle due ballad è la bella
“Nothing’s Gonna Bring Me Down” che se nella strofa è piuttosto anonima, nel chorus si riprende alla grande e si stampa quasi subito nella testa.
Missione compiuta anche per le ben più movimentate
“The Lion is Loose” e
“I Need Your Love”, mentre mi ha lasciato perplesso la scelta di utilizzare la seconda ballad come chiusura dell’album soprattutto perché abbiamo davanti una canzone abbastanza scontata con fin troppe similitudini con i grandissimi
Kansas.
“Rock For The Nations” è sicuramente un buon album, suonato ovviamente con tantissimo mestiere e in cui il songwriting è ispirato il giusto. Vista l’esperienza dei componenti sarebbe potuto essere forse un pelino migliore, ma alla luce della non sempre splendida riuscita di questi “supergruppi” teniamocelo stretto così che va bene.
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