Copertina 7

Info

Anno di uscita:2016
Durata:49 min.
Etichetta:Memorial Records

Tracklist

  1. EVERYBODY KNOWS
  2. SOUTHERN BOY
  3. THE LONG WAY
  4. IF YOU WANT
  5. THE PRISONER
  6. HEREAFTER
  7. TIME IS OVER
  8. YOUR SACRIFICE
  9. CLOSE TO ME
  10. YOU SHOULD BE MINE
  11. THIS GAME
  12. LUCREZIA'S NIGHT
  13. LUCREZIA'S NIGHT (REPRISE)

Line up

  • Roberto Sterpetti. vocals
  • Erk Scutti: additional vocals
  • Marco Sfogli: guest guitars
  • Antonio Aronne: drums
  • Lorenzo Poli: bass

Voto medio utenti

Nella mia abissale ignoranza e distrazione da tutto ciò che il nuovo panorama metal ci propone, ammetto che mi è scattata la lampadina verso i Klee Project unicamente per la presenza ai cori di Erk Scutti, che ben conosco per la sua passata militanza in ottime band, peraltro tutte diversissime tra loro, come Cheope e Figure of Six, mentre nonostante il curriculum di tutto rispetto non avevo ricordanza degli altri componenti che hanno dato luogo a questa sorta di superband italiana, peraltro alcuni probabilmente al di fuori del classico circuito metal a giudicare dai nomi solitamente accompagnati nelle loro avventure.

Ancora più particolare l'accompagnamento di un'orchestra sinfonica per quello che rappresenta il loro debutto "The Long Way", un disco molto difficilmente inquadrabile all'interno di un ben precisato recinto musicale, tanto che la descrizione nella press che accompagna l'uscita va da un southern metal (poco poco a dire il vero...giusto un brano!) ad un alternative moderno, con influenze pop ed elettroniche, e la cosa bella è che per una volta tutto corrisponde a realtà e, ancora più strano, questa miscela sembra funzionare, dando luogo a composizioni dannatamente orecchiabili che riescono a conquistare pressochè al primo ascolto.

Ovviamente essendo così eterogeneo nella sua direzione musicale, alcuni brani saranno maggiormente apprezzati di altri, a seconda della propria inclinazione, ma è indubbio che i migliori riscontri verranno da chi ama sonorità moderne, brani easy-listening (non si arriva praticamente mai ai quattro minuti di durata) con chitarre belle rotonde in sottofondo, ed in questo senso è esemplare la scelta di un'opener come "Everybody Knows", una summa dei Klee Project condensata in una manciata di riffs, cori e tastiere.

Se "Southern Boy" risulta essere molto più classica nel proprio incedere, con la title track torniamo decisamente su ere contemporanee, apprezzabili dai più giovani, fino all'esplosione del chorus in piena chiave metalcore melodico e venature elettroniche: in questo brano - ma è una peculiarità dell'intero disco - si avverte una cura fin nei minimi dettagli, sia a livello di songwriting sia nella produzione, ed una grande perizia tecnica dietro gli strumenti, tutti elementi che sono quasi "naturali" quando si decide di assemblare una all-stars band: tuttavia spesso si incorre anche nel difetto naturale di queste formazioni, quelle di suonare molto "costruito a tavolino", un prodotto confezionato con il solo scopo far breccia commercialmente, plasticoso se vogliamo, e sono stati bravi i Klee Project a nascondere tutto questo dietro una buonissima qualità, vedasi la ballad "If You Want" di sicuro effetto, così come di sicura presa, anche grazie all'efficace graffiante voce di Sterpetti dietro al microfono, mentre la successiva "The Prisoner" è fin troppo roboante ed in cerca di soluzioni al limite del pop (come sarà più tardi "Close to Me") e, come dico sempre, non basta una chitarra distorta a fare metal, altrimenti lo sarebbe pure Ligabue.

Fra alternanza di brani decisamente non all'altezza, sia per qualità sia per direzione (tipo "Hereafter"), ed altri nettamente più rock e coinvolgenti ("Time is Over" e "You Should Be Mine", nettamente le migliori) arriviamo sul finale del disco con le idee quasi confuse e con qualche rimpianto.

"The Long Way" è un album ibrido, con tanta, troppa carne al fuoco, e l'ottima prestazione della band sui brani più diretti e rock fa rimpiangere il disco che sarebbe stato se i Klee Project si fossero diretti su un heavy rock di stampo tradizionale...che però non avrebbe avuto le stesse ambizioni commerciali, privo di soluzioni moderniste, electropop e tastierose.

Una ricerca eccessiva della facile melodia pop ad ogni costo ha ucciso quello che poteva essere un ottimo disco hard rock ma il valore di questo lavoro non può certo essere negato: e meno male che i vocalizzi aspri di Sterpetti (e gli splendidi assoli classici di Marco Sfogli) hanno tenuto "The Long Way" sulla parte giusta della barricata, perchè sarebbe stato davvero un peccato.

E sulle note conclusive di "Lucretia's Night", come in un finale di Dawson's Creek (tanto la musica è adatta), vi raccomando altamente almeno un ascolto, per sognare tutti insieme con un accendino in mano, un falo' sulla spiaggia, la ragazza dei vostri sogni a pochi metri da voi e quel coraggio di andare da lei che proprio non c'è. Tutto fantastico, e non sono ironico.

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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