Quanti di noi si sono innamorati di
"The Human Equation" di
Arjen Lucassen all'epoca della sua uscita? Sicuramente troppi da ricordare, ma tra questi c'era anche un certo
Gabriele Bernasconi, voce dei Clairvoyants e, a quanto pare, appassionato di letteratura, che ha deciso di concentrarsi sul testo di
Lord Byron "Cain: A Mystery" per sviluppare la propria (prima?) rock opera.
Stellare (come spesso capita in questi casi) il cast, che spazia da musicisti di prim'ordine come
Oliver Palotai (tastierista dei Kamelot, qui "addetto" anche alle orchestrazioni),
Steve DiGiorgio (bassista dei Testament) e
Giuseppe Orlando (batterista dei Novembre) a cantanti che non hanno certo bisogno di presentazioni (
André Matos, Amanda Somerville, Balze Bayley, Roberto Tiranti e
Zachary Stevens, tanto per citarne qualcuno).
Le coordinate stilistiche sono quelle dell'heavy-prog sinfonico più vicino al
Nikolo Kotzev di inizio millennio che agli "stranoti" Ayreon o Avantasia, con quella spruzzatina di oriental metal (almeno io l'ho percepita) che ben si addice al tema dell'opera e riesce a caratterizzare un album che altrimenti rischierebbe con troppa facilità di scivolare tra le "tante" uscite del genere degli ultimi anni.
Per l'approfondimento del concept rimando al'ottimo sito ufficiale del progetto (eccolo
qui), preferendo in questa sede dedicarmi alla musica. Le orchestrazioni e i testi in latino/inglese dell'introduttiva e narrata
"Memoriae" sfociano in
"Knowledge & Death", brano sfaccettato che alterna momenti acustici e "in punta di piedi" ad altri più marcatamente metal. La dinamica
"The First Sacrifice" (è sempre emozionante riascoltare la voce di
Matos) pone l'accento sulla componente sinfonica della proposta e prelude all'elaborata (sia dal punto di vista ritmico che armonico)
"The Second Sacrifice", tra i momenti più progressivi dell'intero full-length.
"Crime, Pain And Penance" ha qualcosa degli Orphaned Land nell'arrangiamento, mentre la micro-suite
"Lilith" colpisce per i repentini cambi d'atmosfera creati da
Bernasconi e soci (davvero maiuscola la prova di tutti i musicisti). Le reminiscenze maideniane di
"Lucifer", alternate ad elementi di musical vero e proprio, sboccano nel brano
"A Wife's Love", equilibrato ma penalizzato da un finale in dissolvenza.
"The Keeper" inizia con un curioso fade-in, prima di diventare un altro ottimo esempio di fusione tra heavy metal e musica cinematografica. Il gran finale è lasciato alla lunga
"Eden, Finally...", probabilmente la cosa più vicina agli Ayreon sentita finora, con il suo "nervoso" avvicendarsi di cantanti e melodie diverse.
Che dire di più, se vi piace questo tipo di sound andate e comprate
"The Redemption Of Cain", non ve ne pentirete. E non mi stancherò mai di ripeterlo: non è necessario guardare sempre fuori dall'Italia per trovare dischi di qualità...