Copertina 5,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:49 min.
Etichetta:Concorde Music Company

Tracklist

  1. TO THE END
  2. QUIET TIDES
  3. MRS. NOTHING'S WRONG
  4. HERO OF THE OTHER WAY
  5. FROM HOLLOW
  6. A DEFENDANT
  7. CALF
  8. UNTIL THE MORNING COMES
  9. UNDERDOG

Line up

  • Ville Lapio: guitars
  • Eetu Pakkanen: drums
  • Eero Vehniäinen: bass
  • Teppo Haapasalo: guitars, vocals

Voto medio utenti

Prog? Alternative? Post? Grunge? Metal? Davvero tante (forse troppe) le influenze messe in campo dai Death Is Liberty, quartetto finlandese all’esordio con Concorde Music Company.

Partiamo dai dati oggettivi: la band non impressiona dal punto di vista tecnico (e a quanto ho capito non è interessata a farlo); il cantante Teppo Haapasalo è calante per il 95% del disco (ascoltare per credere) e questa cosa è a dir poco irritante; le composizioni non brillano per originalità (le strutture tendono a ripetersi) ma complessivamente hanno tutte un qualcos(in)a di interessante da segnalare.

Il riff ipnotico e i suoni grassi di “To The End” rimandano all’alternative degli Anni Novanta, così come l’heavy rock della successiva “Quiet Tides” (questo è probabilmente anche il “brano simbolo” delle modeste doti del cantante). “Mrs. Nothing’s Wrong” devia verso lidi metal, prima del deciso ritorno al grunge di “Hero Of The Other Way”. “From Hollow” sembra uscita da “Gish” degli Smashing Pumpkins e prelude alla sperimentale (e tutto sommato riuscita) “A Defendant”, che alterna coerentemente melodie ficcanti a parti recitate. Il 7/4 di “Calf” profuma di prog, così come “Until The Morning Comes” colpisce per il suo “grunge elaborato” che anticipa il finale in sordina lasciato a “Underdog” (in duetto con Aino Matveinen), traccia caratterizzata dalla coda narrata in lingua madre (il testo è di Timo Rautiainen, noto cantante metal finlandese).

Complessivamente, in “A Statement Darkness” le ombre prevalgono sulle luci: non trovo la proposta del combo ancora abbastanza matura da meritare la sufficienza. Al loro posto curerei maggiormente la produzione e cercherei di spingere ulteriormente sugli elementi distintivi del proprio sound, senza scomodare vecchie “glorie passate” e focalizzando meglio le fonti da cui attingere.
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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