La morte del grande Lemmy oltre ad aver spezzato gli animi dei fans dei Motorhead ( e non solo ), ha rischiato di far deragliare la carriera degli altri componenti della band, da sempre vissuti dietro l’ingombrante ombra del mitico bassista.
Il buon Mikkey Dee, dopo mesi di silenzio, si è unito addirittura agli Scorpions mentre
Phil Campbell si è dato da fare provvisoriamente nel progetto All Star Band per concentrarsi alla fine su quella che sembra essere diventata la sua band definitiva, i
Bastard SonsPhil Campbell è stato, giova ricordarlo, il chitarrista dei Motorhead per un periodo di ben 32 anni, in compagnia del compianto Wurzel per 11 anni e poi addossandosi la responsabilità di unica ascia del gruppo inglese sino al suo scioglimento.
Come axeman non si discute, lo stesso Lemmy era solito elogiarlo per la lunga permanenza al suo fianco e per aver dato un’impronta piu’ moderna al sound della band, ma la curiosità rimaneva forte per quanta riguardava le sue capacità di “sdoganarsi” e di buttarsi nella carriera solista.
Come giudicare quindi questo E.P d’esordio ?
E’ presto detto, dimenticatevi la velocità dei Motorhead, qui il sound è un quadrato hard-rock che rimanda a grandi linee ai musicisti verso i quali Phil si è sempre ispirato fin dagli inizi, vale a dire Hendrix, Page, Michael Schenker e se questa nuova direzione, per ora un po’ acerba, sia un bene o un male saranno le vendite a dirlo. Certo, continuare a suonare la musica di Lemmy senza essere Lemmy sarebbe stato ridicolo, forse invece ci si poteva aspettare un’impronta piu’ heavy che nei 5 pezzi che compongono l’E.P si trova invece solo nella traccia “
No Turning Back“ la più vicina al sound motorheadiano.
Il disco si apre con
“Big Mouth” un r’n’r bello frizzante ed energico, cui segue “
Spiders” che si muove su ritmiche cadenzate e che ci offre un bell’assolo di Phil, con “
Take Aim” la velocità aumenta leggermente con la chitarra che detta la melodia e c’è un bel cambio di tempo nel bridge centrale, ma è in “
No Turning Back” che si riascoltano le ritmiche di scuola Motorhead ( il main riff ricorda un pò “We Are Motorhead” dall’omonimo album), mentre la conclusiva
“Life In Space” è un acustico che ci mostra la versatilità di Phil come chitarrista ma che nulla aggiunge ad un lavoro che ha nella prova vocale di Neil Starr il punto di forza, mentre a livello di songwriting non si puo’ dare un giudizio completamente esaustivo essendo 5 canzoni davvero troppo poche. Come detto le capacità esecutive di Campbell non si discutono, quello che è da verificare coi prossimi lavori sarà la capacità o meno della band di costruire una propria identità, staremo a vedere; per ora il giudizio non è negativo ma solo sospeso …
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