Torna alla ribalta grazie all'interessamento della Frontiers la band olandese formata dai fratelli Hendrix che nel periodo 96-99 realizzò 3 lavori con discreto successo salvo poi sciogliersi causa problemi con una label europea. Difficile tornare sulle scene dopo 6 anni senza avere niente di nuovo da proporre specialmente nel campo del melodic rock ed è quantomai inutile rammentare ai più distratti che la band ottenne buoni consensi in Giappone negli anni in cui era sotto contratto con la JVC: Escape parte con il piede sbagliato già dalla scelta del titolo, e come se non bastasse prosegue con uno stile che è il solito mix trito e ritrito di AOR alla Journey, melodic, symphonic e pomp rock anni '80 riempito di melodie e cori per lo più innocui e privi di mordente, giusto qualche timido accenno di modernità arriva in "Rock bottom" (leggero tentativo di inserirsi nel filone alla Royal Hunt) o nella riuscita ballad "You are the one", dove cori e orchestrazione intervengono al meglio, per il resto lo spettro dei Journey incombe minacciosamente unito ad una marcata nostalgia per gli eighties che si riscontra anche nei testi ("Back in the eighties" ricorda molto "Summer of 69" di Bryan Adams anche perchè ripete per filo e per segno il passaggio "Those were the best days of my life"). Un ritorno del quale credo non se ne sentisse la mancanza per un disco leggero, molliccio e piatto anche in fase di produzione.
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