Tornano alla mia attenzione gli
Juglans Regia, che ai tempi di "Prisma" trovarono ospitalità prima nel mio lettore CD e poi sulle pagine dell'allora Metal.it.
Come già tre anni fa, anche adesso, gli
Juglans Regia evitano le banalizzazioni dei diversi filoni del metal, orientandosi piuttosto verso un rock dalle intense tinte progressive, che ha le proprie radici nel progrock italiano degli anni '70, ma che per diversi aspetti continua a ricordarmi anche i Diaframma.
Gli
Juglans Regia hanno mantenuto il cantato in italiano (ed i testi restano uno dei punti più alti del loro repertorio), ma per "
Controluce" hanno rinunciato alle tastiere, e questo ha portato ad un indurimento del suono, già evidente nel primo brano in scaletta, "
L'ultimo Respiro", con le chitarre di
Antonello Collini davvero incisive, oltre che varie. Come d'altronde lo è il cantato di
Alessandro Parigi, bravo ed in grado di tenere le redini ad un brano lungo (oltre i 12 minuti) ed articolato come
"Il Vento", dove questo gruppo toscano fa trasparire tutto il proprio potenziale, assolutamente in grado di unire poesia a brani intricati ed interessanti. Stesso discorso per la più cattiva e ritmata "
L'ultimo Respiro", anche qui grande cura ed attenzione, oltre che alle liriche, alle parti strumentali, con
Antonello che, ad esempio, piazza pure un ottimo assolo. Non meriterebbe alcun appunto nemmeno la sezione ritmica, composta da
David Carretti e
Massimiliano Dionigi, purtroppo non mi sembra esaltata dalla registrazione, sopratutto nel caso della batteria di
David.
Assieme a "
Riflessi", la conclusiva "
Quel che sembra..." è una canzone maggiormente intimista rispetto alle precedenti, ma rimane sempre pervasa d'elettricità e sopratutto senza mai tendere a scendere nel "lamentoso".
Bravi e coraggiosi... ancora. Meriterebbero l'appoggio di una casa discografica. Per ora dategli una possibilità voialtri.
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