I
Frozen Hell hanno dato voce alla propria passione musicale prima con "Rise!" (un MiniCD uscito nel 2013) e ora grazie a "
Path to Redemption", primo lavoro sulla lunga distanza per questa formazione veneta che guarda con occhio interessato al vecchio Swedish Melodic Death Metal, quello che aveva trovato i suoi maggiori esponenti nei gruppi appartenenti alla gloriosa scena di Göteborg, beh… prima che alcuni tra questi andassero letteralmente alla deriva.
Non mi pare proprio il caso dei
Frozen Hell, che non sembrano affatto imbolsiti e non si lasciano traviare da tentazioni Pop e Alternative, e, infatti, su "
Path to Redemption" troviamo ben quattordici brani che guardano alla lezione dei primi In Flames o At the Gates ma anche Ceremonial Oath ed Eucharist, dove al più troviamo sprazzi di alcune sfumature che possono tendere al Black e un guitarwork che spesso e volentieri si rifà al Metal più classico. E per l'occasione non hanno certo lesinato gli sforzi, affidando il mastering a
Jens Bogren (che ha lavorato, tra i tanti, con Soilwork, Katatonia, Kreator e Amon Amarth) e un artwork ben realizzato, che si riallaccia a quello del già citato "Rise!", garantendo anche un confortevole senso di continuità tra le proprie realizzazioni. Non sono confortanti invece le mazzate sonore che iniziano a volare già a partire dalla feroce "
Stainless" e che non perdono mai di intensità sino alle ultime battute della conclusiva e autocelebrativa "
What We Were". Il cantante
Andrea Bertazzo è aggressivo il giusto e con un approccio vagamente stentoreo che gli dona un tocco di personalità, come si può cogliere, ad esempio, su "
Killing Temptation", uno dei pezzi migliori del lotto, dove è anche da sottolineare la prova del chitarrista
Andrea Zucchetto, e quella del duo ritmico (
Alberto Zanin al basso e il batterista
Patrick Stradiotto) che pulsa con estremo vigore. Ma molte altre canzoni meritano una nota di merito, come la tribale "
Demons Inside", "
Everything Ends" con le sue brusche accelerazioni o gli squarci strumentali di "
Weavers of Fate", ma anche la conclusiva "
What We Were", un medley di brani del precedente MCD, con un lavoro ritmico imponente con apprezzabili ceselli di basso e che nei suoi sette minuti abbondanti di durata lascia intravedere tutte le qualità dei
Frozen Hell.
"
Path to Redemption" è la dimostrazione come sia possibile guardare al passato senza per questo apparire nostalgici e patetici.
I was born to
reviewHear me while I
write... none shall hear a lie
Report and
interview are taken by the will
By divine right hail and
write
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