Il tanto atteso ritorno dei
Klimt 1918 si concretizza in un’opera monumentale, un disco incredibile per vastità e profondità emozionale.
Un’opera complessa, così ricca di riferimenti che la band si premura di fornire una ricca e dettagliata infosheet, dove vengono sviscerate tutte le influenze.
La lunga gestazione del doppio disco composto da “
Sentimentale” e da “
Jugend”, partita nel 2008, ha come riferimenti la Berlino ovest di fine anni ’70, quella ritratta da
David Bowie in dischi come “
Heroes” e “
Lodger”, ma anche la Berlino Est ritratta nel capolavoro di
Von Donnersmark “
La vita degli altri”.
L’atmosfera ricreata è pregna di atmosfere dark, direttamente provenienti dalla new wave, arricchite di partiture shoegaze, producendo melodie di indefinibile bellezza, cariche di pathos e nostalgia, capaci di scavare dentro l’ascoltatore e trasportarlo lontano nello spazio e nel tempo. La lista delle band che essi stessi hanno indicato come influenza è molto lunga.
Sin dalle prime note di “
Montecristo” si viene investiti da una marea montante di note eteree, notturne, rarefatte, direttamente uscite dai primi anni ’80. E lungo la durata del disco queste atmosfere la fanno da padrone, a volte risultando forse un po’ ripetitive, ma mai banali o superficiali.
C’è persino una personalissima cover di “
Take My Breath Away” dei
Berlin, direttamente dal filmico
Top Gun.
“
Sentimentale Jugend” è un disco che merita innumerevoli ascolti per essere compreso in tutte le sue numerosissime sfumature, ogni volta lasciando scoprire un po’ di se, e a dirla tutta è difficile trovare le parole adatte per descriverlo.
Non è un disco fatto di canzoni, ma di episodi della memoria, di reminiscenze perdute nel tempo, di ricordi abbandonati lungo i solchi della storia, e si, di lacrime perdute nella pioggia di una Berlino cuore pulsante di un’Europa schiacciata da blocchi contrapposti.
Il sovraccarico emozionale che induce impedisce di dare forma compiuta alle sensazioni e ai pensieri, ma non impedisce di percepire la portata mastodontica di un disco unico nel suo genere, irripetibile, un capolavoro compositivo che non raggiunge la perfezione solo perché, come si diceva, tenere il livello altissimo per quasi due ore di musica è praticamente impossibile.
Ma come non premiare uno sforzo simile?