Dead End - Reborn from the Ancient Grave

Copertina 6

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2016
Durata:49 min.
Etichetta:Vic Records

Tracklist

  1. DAVID'S THEME
  2. DEAD END (REBORN)
  3. HAZE OF LIES
  4. TRAIL OF DESPAIR
  5. MEA CULPA
  6. WITHER
  7. ANOTHER WEAKNESS
  8. VENTURE
  9. NAILS OF THE MARTYR
  10. WEARING THE CLOAK

Line up

  • Jeroen: guitars
  • Bryan: vocals
  • Alwin Roes: bass
  • Harald: drums
  • Arjan: guitars

Voto medio utenti

La Vic Records deve essere impazzita e sembra stia recuperando tutto il recuperabile della floridissima scena olandese di inizio anni '90 e così anche i gruppi che a causa della grandezza di Pestilence, Gorefest, Sinister e compagnia cantante non hanno trovato spazio allora possono oggi rivivere una seconda giovinezza, data la pochezza della scena attuale.

E' anche il caso di questi Dead End, quintetto di Zeeland dedito ad un death doom di vecchissima scuola, che nel periodo di attività 1988-1993 sono riusciti a pubblicare solamente un misero EP a mo' di cassettina, come si usava ai tempi, prima di sciogliersi nel silenzio generale.

L'anno scorso la miracolosa reunion ed oggi la prima uscita ufficiale sulla lunga distanza con l'autocelebrativo titolo "Reborn from the Ancient Grave", ed in effetti in queste parole c'è tutta la musica dei Dead End: death metal antico in salsa funerea, non parlerei proprio di doom perchè i tempi sono raramente dilatati, ed anzi si viaggia su up-tempos fin dall'iniziale "Dead End (Reborn)", da cui si intuisce immediatamente che la band è stata praticamente ibernata per 23 anni e risvegliata direttamente nel 2016...e questo è un bene!

Ovviamente quei pochi disperati nel mondo che vanno a cercarsi i Dead End lo fanno perchè desiderosi di un death metal fatto di sonorità che oggi non esistono più e quindi rimanere totalmente ancorati ad un modo di suonare e registrare unico, aggrappato a quanto si faceva nei '90s, è chiaramente l'unico modo di risultare interessanti per qualcuno.

Detto questo, non è che i Dead End siano il gruppo totale che nessuno, per sfiga o incompetenza, ha capito nel 1993: semplicemente la proposta dei nostri non era all'altezza dei tanti loro colleghi ed anche oggi non è che spicchi per qualità, anzi: non che sia brutto o fastidioso, ma anche piuttosto ordinario e privo di spunti particolarmente interessanti.

Con tutto il bene per i Dead End, a cui auguro oggi quelle gioie e divertimenti che il fato gli ha negato quando erano ventenni, non mi sento di consigliare questo "Reborn from the Ancient Grave" a chicchessia, ma sappiate che se per caso vi ci avvicinerete non troverete musica pessima ma solo...ordinaria.
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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