Sono veramente curioso di vedere come la
fanbase (come dicono quelli bravi …) dei
The Answer e il mercato discografico reagiranno di fronte a questo “
Solas”.
Dimenticatevi il gruppo grintoso e istintivo degli esordi e anche quello che, forte di un’accresciuta consapevolezza, aveva man mano reso più “ruffiana” la sua proposta musicale.
Scordatevi la viscerale irruenza mutuata da AC/DC, Humble Pie e Aerosmith e, se amate i Led Zeppelin in tutte le loro evoluzioni (magari comprendendo pure qualcosa della carriera solista di
Robert Plant), accogliete con interesse un percorso creativo che in qualche modo evoca proprio la parabola artistica dell’impareggiabile
Dirigibile del rock n’ roll, da sempre il primo vero “faro” ispirativo del gruppo irlandese.
Segnati dalle vicende personali di
Cormac Neeson (il figlio del cantante è nato prematuro ed è stato in bilico tra la vita e la morte per parecchio tempo …) e dalle difficoltà economiche tipiche di un
business regolato da leggi sempre meno “comprensibili”, i
The Answer del 2016 si offrono al loro pubblico completamente trasfigurati, privi di remore e pastoie stilistiche e liberi trasmettere i propri sentimenti senza condizionamenti di sorta.
L’albo è profondamente introspettivo, intriso di melodie
folk e scorie psichedeliche che si alternano a un gusto espressivo riconducibile al
pop “epico” e umbratile di certi U2 e sorprenderà di sicuro chi aveva apprezzato in particolare lo spirito spensierato e ricreativo emerso nei lavori precedenti dei nostri.
Superato un prevedibile momento di “sbandamento” iniziale impossibile da dissimulare, una volta entrati in sintonia con il
mood dell’opera, l’effetto emotivo procurato dal suo ascolto è piuttosto prepotente e intenso, a cominciare da una
title-track capace di mescolare
rock, elettronica e
trip-hop, illuminando i sensi con un chiarore (non a caso
Solas significa
luce in gaelico) livido e magnetico.
Con “
Beautiful world”, scritta con l’ex collaboratore dei Massive Attack
Neil Davidge, il clima accentua la sua solennità e sebbene l’inizio appaia fin un po’ troppo ampolloso, il pezzo migliora grazie ad un
break in crescendo di discreta suggestione.
Le ballate elettro-acustiche “
Battle cry” e "
In this land” avvolgono il programma di agrodolci atmosfere celtiche, intervallate dal
rockettino “
Untrue colour”, una gradevole dissertazione sonica dalle spiccate velleità “radiofoniche”.
Il misticismo lievemente apatico di “
Thief of light” lascia poi spazio alle suggestive litanie
blues di “
Being begotten”, un brano in grado di riaccendere l’attenzione almeno quanto “
Demon driven man”, un sobrio e fluttuante
hard-rock Zeppelinesco di buona fattura, e l’appassionata e notturna “
Tunnel”, che aggiunge la tormentata effige di
Neil Young ai plausibili riferimenti attuali della
band.
Non male, infine, l’energia contagiosa dell’accattivante “
Left me standing” (una sorta di fusione tra
Springsteen, Thin Lizzy e i The Police) e l’attraente ambientazione
seventies di “
Real life dreamers”, dove
Neeson condivide il microfono con l’ospite
Fiona O’Kane.
Qualcuno parlerà di eccessiva ambizione, altri di un cambiamento “snaturante” (se non addirittura di un “tradimento”) e molti, immagino, rimarranno quantomeno disorientati, ma in tempi di diffuso “immobilismo”, ritengo la scelta operata dai
The Answer audace e autentica … “
Solas” non è “perfetto” e tuttavia potrebbe essere il primo passo lungo una strada alquanto intrigante e originale.