Premesso che non è facilissimo scrivere una recensione, lo è ancora meno scriverne una negativa. I norvegesi
Darkest Sins, purtroppo, non hanno
niente che li possa far emergere dalla massa di novelli gruppi power metal nati negli ultimi anni in seguito a un rinnovato (?) interesse per il genere.
Le doti compositive scarseggiano, stendiamo un velo pietoso sulle liriche e pure sulla produzione avrei qualcosa da ridire (curata dal veterano
Piet Sielck, chitarrista degli Iron Savior e produttore, tra gli altri, di
"Heading For Tomorrow", primo lavoro dei Gamma Ray), ma la tragica lacuna di questo
"The Broken" sta nella totale mancanza di originalità della proposta: i preludi orientaleggianti e le evoluzioni heavy/sinfoniche scontate di
"The Broken", il becer-power di
"Darkest Sins", le banalità di derivazione Eighties di
"Fear" o
"Rough Love", gli echi marziali di
"Domineer" o
"Slowly Dying", ahimè, non si possono proprio sentire.
Non bastano due cantanti di ruolo (
Marius Danielsen e
Anniken Rasmussen) o un guest come
Fabio Lione (sempre al top, anche quando canta in italiano) su
"Far Away" (vero e proprio insulto agli Helloween e ai Gamma Ray delle origini) a risollevare le sorti di un full-length brutto e inutile.
Alla larga.
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