Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2005
Durata:44 min.
Etichetta:Frontiers
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. IN THE CUT
  2. THROUGH MY EYES
  3. HEART OF A HERO
  4. I GOTTA BELIEVE
  5. SHE WILL NEVER KNOW
  6. NEVER TOO LATE FOR LOVE
  7. IT'S A LONG ROAD
  8. ONE DAY IN JANUARY
  9. DREAMIN' WITH MY EYES WIDE OPEN
  10. VOICES OF THE HEART

Line up

  • Philip Bardowell: vocals
  • Tommy Denander: guitar, bass, keyboards
  • Daniel Flores: drums

Voto medio utenti

Secondo disco solista per Philip Bardowell (esordio nel 2001 con "In a perfect world...", con la partecipazione di Bruce Gowdy, suo futuro socio negli Unruly Child), noto per aver fatto parte (al fianco di Chuck Wright, Lanny Cordola e Ken Mary) dei Magdalen e, soprattutto, per aver cantato nel terzo episodio (escludendo la raccolta di demo ed inediti "The basement demos") della parabola artistica dei fantastici Unruly Child, riuscendo nell'impresa "titanica" di non far rimpiangere due "pezzi da novanta" come Mark Free (innanzitutto) e Kelly Hansen.
Già da sola quest'ultima affermazione dovrebbe essere piuttosto sintomatica per comprendere quali sono le capacità del nostro Philip, dotato di una laringe in grado di condividere privilegi timbrici ed interpretativi con quella del maestro Lou Grammatico o quella del superbo e "tormentato" Mark/Marcie Free.
A questo aggiungete la collaborazione in fase di composizione di personaggi quali Stan Bush, Jim Peterik (Survivor, Pride of Lions), Mark Spiro (House of Lords, Bad English), Bobby Barth (Axe) e Curt Cuomo (Steve Perry, Kiss) e il nodale contributo strumentale di Tommy Denander (anche producer del platter e co-autore della title-track) e Daniel Flores (Mind's Eye, Xsavior) ed è facilmente intuibile quali siano le coordinate stilistiche ed il valore di questo "In the cut", un disco d'AOR americano alquanto classico (con Foreigner, Toto, Signal, Survivor e gli stessi Unruly Child a svolgere la funzione di plausibili referenze artistiche) e molto ben realizzato.
L'opener "In the cut" mostra il lato più "duro" e vivace del lavoro, con una bella linea di synth sulla quale s'innesta una davvero pregevole geometria melodica orchestrata con perizia dall'eccellente voce di Bardowell e dalla tempestiva chitarra di Denander, autore di un buon solo finale.
La seduttiva "Through my eyes" e il suo brillante coro, inaugura le trame di rock melodico più soffuso, con il singer ancora una volta assolutamente ispirato nella sua calorosa interpretazione. Caratteristiche che ritroviamo anche nella successiva "Heart of a hero", frutto esclusivo dall'abile penna di Stan Bush, che ritorna, questa volta in condivisione con Holger Fath, nell'incantevole ed emozionante ballata pianistica "I gotta believe", gratificata da una grande prova di Philip, nella parte d'autorevole e "consumato" "heart-breaker".
"She will never know" è l'unico brano interamente composto dal cantante nativo di Kingston e anche in questo campo il nostro evidenzia buonissime qualità, in una traccia dal mood vellutato e soulful, abilmente creato dal tappeto "organistico" e dalle intense modulazioni vocali, ma è con "Never too late for love", "It's a long road" (sentire il vocalist inerpicarsi sulle vette del pentagramma è un vero piacere) e il favoloso percorso appassionato di "Dreamin' with my eyes wide open", che si schiude lo scrigno dell'AOR più emozionante e coinvolgente: veramente dei piccoli "trattati", nel loro settore di competenza.
Rimangono ancora la notturna "One day in January", in grado di regalare ancora ottime vibrazioni e la spettacolare "Voices of the heart", un altro momento "soft" soggiogato dal pianoforte e da una performance vocale da incorniciare per tecnica, sensibilità, policromia e capacità comunicative.
"In the cut" rappresenta un'altra deliziosamente temibile "minaccia" alle coronarie di tutti i fans del rock adulto e il suo prioritario orientamento al versante più morbido del genere, accompagnato al mantenimento piuttosto rigoroso dei suoi schemi fondamentali, lo rende capace di soddisfare in modo adeguato anche la più insaziabile delle esigenze giornaliere di dolcezza e melodia ... ecco, forse una modesta dose d'energia in più non avrebbe guastato, tenendo conto che quando è stata sporadicamente inoculata, i risultati sono stati molto apprezzabili, ma, nonostante questo, la cifra di classe luminosa che impregna i solchi di questo disco è talmente rilevante da prevedere per il nostro Mr. Bardowell (e i suoi "pards") un importante ruolo da autentico protagonista della scena melodic rock internazionale.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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