Come mi capita spesso di fare, inizio dove avevo finito con il precedente disco dei
Teodasia, "Upwards", che segnò l'esordio sul mercato discografico per la band veneta. Cito:
"Ma ricordiamoci che "Upwards" è pur sempre un disco d'esordio, di conseguenza in quanto tale non possiamo che attendere un ritorno alla grandissima per i Teodasia, con la sincera speranza che quel talento espresso solo parzialmente possa manifestarsi in tutta la sua grandiosità."Bene, posso dirvi senza troppi giri di parole che quel talento espresso solo parzialmente si è manifestato, seppur non in tutta la sua grandiosità.
Intendiamoci, "
Metamorphosis" è un disco davvero molto bello, che prende ispirazione dal proprio titolo e ci mostra una band cresciuta in maniera esponenziale rispetto all'esordio.
E se l'esordio non faceva venire particolare voglia di essere riascoltato, pur risultando sicuramente piacevole, questo secondo lavoro addirittura li richiede a gran voce ascolti multipli, per essere apprezzato in tutte le sue sfaccettature.
Abbiamo a che fare infatti con un power metal atipico, influenzato pesantemente da atmosfere prog e quasi goticheggianti, arabescate, dove la componente musicale riesce a risultare altrettanto interessante pur nel confronto con una delle voci più belle del panorama italiano moderno, quella di
Giacomo Voli.
Si perchè la differenza più grande con il passato è l'inserimento del vocalist emiliano nella line-up della band, al posto della pur brava Priscilla Fiazza. Il fatto è che Voli non è solo bravo, è un mostro. E la cosa più stupefacente dell'ascolto di "Metamorphosis" non è trovarlo impeccabile e cristallino sulle note alte e altissime, quelle che già "conoscevamo" di lui, ma è riscontrarlo pressoché perfetto nei medio-bassi, con una voce che richiama in più di un'occasione i grandi del settore, Roy Khan (l'inizio di "
Gift or Curse" quant'è Kamelot?!) e Geoff Tate su tutti. E se un comparto musicale riesce a tenere testa ad una voce così, il risultato non può che essere di altissimo livello, grazie soprattutto ad un
Nicola Falsone sugli scudi con il suo basso, sempre incredibilmente presente nelle composizioni dei Teodasia, molto più che in passato, il che offre una dimensione del tutto nuova.
Non ho parlato di nessun brano in particolare perchè eviscerare un disco del genere è davvero complicato, dato che ogni composizione ha ragione di esistere e può essere goduta solo nella complessità del progetto. Ma se proprio dovessi fare un nome, "
Two Worlds Apart", con la collaborazione della bravissima Chiara Tricarico dei Temperance, è un gioiello di semplicità che poche band possono permettersi.
L'unico "problema", se di problema vogliamo parlare, è che credo ci sia di più di quanto mostrato su "Metamorphosis". Non credo che i
Teodasia ci abbiano mostrato tutto quello di cui sono capaci, nonostante i 60 e oltre minuti di ottima musica. Provo a lasciare una frase con cui spero di auto-citarmi di nuovo fra qualche anno: che il terzo disco sarà per i Teodasia quello della definitiva consacrazione? Io credo di sì. Spero di non essere smentito.
Quoth the Raven, Nevermore..