Partiamo da un assunto: la rimasterizzazione di un disco mediocre è comunque un disco mediocre. Certo, la tecnologia in molte occasioni può fare miracoli (si pensi solo al recente
“Remedy Lane: Revisited” dei Pain Of Salvation), ma se la materia prima è scadente non esiste santo che possa aiutare.
Questo
“Out Of Abbfinoosty Comes The Storm”, uscito più di vent’anni, ci viene riproposto dal mastermind del progetto
Asif Ali nella speranza di raggiungere quegli ascoltatori “non pervenuti” negli anni in cui l’accesso alla musica non era così facile come lo è oggi.
Il sound degli
Abbfinoosty parte dal pop progressivo più zuccheroso (
“Saddest Girl”, “Dream”, “Soul Catcher”) per “prostituirsi” senza troppi scrupoli con generi quali il funky (
“When The Sun Explodes”), il reggae (
“Cyberspace”), il folk (
“Love Like This”), l’elettronica (
“Hawk”), fino alla musica classica (
“Churchyard” o l’inspiegabile coda della noiosissima
“You’ll Never Make It”). Non bastano gli echi gilmouriani di
“Interstellar” o i rimandi al prog classico di
“Hell Or High Water” per risollevare le sorti di un disco troppo eterogeneo e poco ispirato che, guarda caso, è stato l’ultimo pubblicato dal combo.
Anche no.
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