Un po' per la loro casa discografica (la
Lion Music è più avvezza a lavori di Hard, Prog e Melodic Metal) ed in parte anche per l'angelica copertina che campeggia su "
Lies in Black", album di debutto per gli statunitensi
Resistance, sono rimasto sorpreso nel trovarmi poi di fronte ad un album di Power/Thrash made in USA. Le sorprese finiscono qui, dato che nei 30 minuti scarsi a loro disposizione i Resistance non riescono davvero ad offrire spunti di interesse.
I Resistance sembrano cercare di proporsi come il punto d'incontro tra il thrash massiccio degli Exodus o Testament e quello più articolato dei Megadeth, lo speed degli Agent Steel e Metal Church ed il roccioso power U.S. Metal di gruppi come Helstar e Warrior.
Cercano, ma non ci riescono. Per nulla.
Pessima la scelta di utilizzare come intro un accenno (storpiato) a "Star Spangled Banner" (ma poi pure "Transgression" è un breve strumentale). Che dire poi della titletrack, davvero noiosa ed inconcludente, o di "Bridge To Nowhere", brani utili solo a mettere in mostra non solo i limiti del cantante Robby Hett, ma anche della coppia di chitarristi, mai convincenti.
Le rullate iniziali di "Wasted Time" sembrerebbero presupporre a qualcosa di meglio, purtroppo non è così, anzi questa canzone si rivela un maldestro tentativo di dar vita ad una energica power ballad.
A questo punto la scarsa durata del disco, come già detto nemmeno mezz'ora, è quasi un punto a favore dei Resistance.
"Lies in Black" era già pronto da un annetto ma, spiace dirlo, ben pochi ne sentivano la mancanza.
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