Copertina 6

Info

Anno di uscita:2016
Durata:35 min.
Etichetta:Rockshots Records

Tracklist

  1. BURNING BABYLON
  2. BLACK FIRE
  3. A THOUSAND WAYS
  4. SANDS OF DESTINY
  5. HIGHWAY
  6. THE SIEGE
  7. MORTAL BINDINGS
  8. HIDING IN PLAIN SIGHT
  9. SEEKING

Line up

  • Nash: guitars
  • George Bacchus: vocals
  • Costas Matis: drums

Voto medio utenti

Raramente raccolgo informazioni sui dischi prima di avergli dato almeno un ascolto per il semplice fatto che non voglio farmi condizionare da fattori che con la musica hanno poco a che fare. Non mi interessa sapere se il gruppo è delle isole Vanuatu o ha suonato fino a mezz’ora fa proprio nel garage sotto casa mia, così come poco importa se prima facevano black metal e ora hanno deciso di darsi al pop punk. Il primo ascolto per me deve essere quello più bello, privo di ogni influenza e basato soltanto sulle sensazioni e sulle emozioni che il disco è capace di trasmettere.
Premo dunque il tasto Play e lascio che “Burning Babylon”, debut album dei Nash BC, si racconti soltanto con la musica. Non uno sguardo nemmeno ai testi. L’apertura è affidata alla title track che si dimena tra ritmiche modern hard rock abbastanza sostenute e linee vocali che fanno molto Motorhead, grazie anche alla voce sporca di George Bacchus. Tutto suona molto made in USA, dalla produzione pulita che mette in risalto il lato più energico della canzone al mood generale. Un inizio discreto che avrebbe meritato un continuo di ben altro spessore e che invece ristagna spesso sulle stesse idee, senza osare praticamente mai un affondo ed è un peccato visto che i nostri non difettano certo per doti tecniche.

Al secondo giro prendo informazioni sulla band e scopro con un po’ di sorpresa che i Nash BC sono greci, cosa che onestamente non mi aspettavo visto quanto padroneggiano il genere suonato. Nati nel 2016 dall’idea del chitarrista Nash, vengono presentati come un mix tra D.A.D. e Alter Bridge e se qualcosina dei primi si può trovare sparsa qua e là, della band di Tremonti non vi è traccia alcuna, neanche cercandola con il cannocchiale.

Il limite più grande di “Burning Babylon” è che ascoltandolo tutto d’un fiato appare un tantino monotono e molto scontato, senza lampi di genio a squarciare il buio. Se escludiamo la già citata title track, le uniche che mi hanno lasciato qualcosa sono la tirata “The Siege” e la conclusiva “Seeking” che strizza l’occhio all’hard rock più melodico e classico. Poco per promuovere il disco, abbastanza per sperare in un seguito di altro livello.
Recensione a cura di Massimiliano 'Koru' Cammarota

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