C’è chi sente il bisogno di riempire il proprio disco (se non due) fino all’orlo della capienza fisica e a chi, invece, bastano solamente 38 minuti per dire tutto il necessario, come in "
Vola", opera prima dei
Mosaico, band di Grosseto, formatasi agli inizi del 2000 e arrivata al debutto solamente nel 2014, dopo vari cambi di formazione.
Dicevamo del minutaggio, che è quello dei vecchi vinili che si mantenevano mediamente nei 40 minuti, ma i
Mosaico si rifanno al passato non solamente nel formato, ma anche nel sound, fortemente ancorato alla tradizione del rock progressivo italiano degli anni ’70 e al cantautorato colto.
Bastano infatti pochi secondi per rendersi conto che
Enrico Nesi, cantante, leader e autore principale, è ispirato fortemente da Fabrizio De Andrè, con una timbrica calda, quel cantare quasi recitato e con testi che seppur non originalissimi (ipocrisie umane, materialismo e consumismo, la follia della guerra, le scelte dinanzi ad un bivio, il potere dei media, il ruolo dell’arte per un artista) spesso si lasciano andare a licenze poetiche. Il tastierista
Nicola Cambri è invece l’anima progressive, quello che con i suoi interventi di tastiere puntella e cambia marcia all’andamento dei brani, di durata contenuta, sempre in equilibrio tra pop raffinato e progressive d’annata. Alla chitarra troviamo
Fabrizio Biscontri che, come da tradizione, riveste un ruolo secondario rispetto all’apporto delle tastiere, ma i cui interventi seppur brevi, sono sempre fatti con grande gusto. Completano la formazione
Cristian Dima e
Alessandro Capanni, rispettivamente basso e batteria, mentre
Simone Batignani è il percussionista nonché coautore e fondatore della band insieme a
Nesi.
L’equilibrio è quindi il leit motiv di questo disco, come in "
Il Bivio", "Il
Nuovo Potere" e "
Materia e Vita", che pescano a piene mani dal sound tipicamente PFM e Banco ma con una rara abilità di sintesi, capace di piacere anche ai non avvezzi ai barocchismi e agli eccessi tipici del genere. Nella title track, ad una metà del brano sostanzialmente orientata a sonorità pop, corrisponde una seconda metà in cui
Cambri passa al comando dettando un’irresistibile cavalcata a base di Moog, assecondato dal resto della band. "
Sopravvivere" è invece puro jazz rock in cui largo spazio viene lasciato all’utilizzo del sax, suonato dall’ospite
Aldo Milani. "
In Lenti passi" è l’anima pop a prendere il sopravvento, con un’attitudine quasi sanremese, ma di quella qualità che, di tanto in tanto, anche la nazionalpopolare kermesse sonora sa regalare. In "
Il Critico, il Profano, l’Artista" e "
Questa Santa Umanità" le influenze di De Andrè diventano preponderanti e le sonorità a cavallo tra folk e progressive, enfatizzate dalla fisarmonica suonata dallo stesso
Cambri, non possono non richiamare i felici arrangiamenti con cui la PFM trasformò i classici di Faber nei concerti del 1979.
Cosa poi da non sottovalutare è che, pur essendo un’autoproduzione, "
Vola" gode di una registrazione professionale che ne enfatizza l’anima seventies ma senza farlo apparire datato.
E’ con colpevole ritardo che ci accorgiamo dell’esistenza di questa interessante band e l’augurio è che possano tornare presto con nuovo materiale per confermare e, perché no, ulteriormente migliorare quanto di buono espresso all’esordio. Nel frattempo il consiglio è di approfittarne e farlo proprio, visto che è disponibile sulla loro pagina Bandcamp ad offerta libera.
A cura di Antonio Cristiano