Magnum - The Valley Of Tears (The Ballads)

Copertina SV

Info

Anno di uscita:2017
Durata:54 min.
Etichetta:SPV

Tracklist

  1. DREAM ABOUT YOU (REMASTERED)
  2. BACK IN YOUR ARMS AGAIN (NEWLY RE-RECORDED)
  3. THE VALLEY OF TEARS (REMIXED, REMASTERED)
  4. BROKEN WHEEL (NEWLY RE-RECORDED)
  5. A FACE IN THE CROWD (REMIXED, REMASTERED)
  6. YOUR DREAMS WON’T DIE (REMASTERED)
  7. LONELY NIGHT (ACOUSTIC VERSION, NEWLY RE-RECORDED)
  8. THE LAST FRONTIER (REMIXED, REMASTERED)
  9. PUTTING THINGS IN PLACE (REMIXED, REMASTERED)
  10. WHEN THE WORLD COMES DOWN (NEW LIVE VERSION)

Line up

  • Tony Clarkin: guitars
  • Bob Catley: vocals
  • Mark Stanway: keyboards
  • Al Barrow: bass
  • Harry James: drums

Voto medio utenti

A scanso di equivoci, meglio dirlo subito: non sono un grande fan dei lenti dei Magnum. A mio avviso non hanno mai retto il confronto con le ballad inarrivabili dei Whitesnake di David Coverdale o anche solo dei (sottovalutatissimi) Ten di Gary Hughes.

Premessa doverosa, che indubbiamente lascia un po’ il tempo che trova dato che, comunque, in questa sede c’è da parlare di “The Valley Of Tears - The Ballads”, un’opera ispirata dalla figlia di Tony Clarkin (mannaggia a lei) che racchiude il meglio della produzione “strappalacrime” degli inglesi dalle origini (più o meno) ai giorni nostri.

Tra riregistrazioni e semplici rimasterizzazioni, c’è spazio per tanti album della band (“Breath Of Life”, “Rock Art”, “Escape From The Shadow Garden”, “Sleepwalking”, “Into The Valley Of The Moonking”, “Sacred Blood Divine Lies”, “Vigilante”, “The Visitation”, “On The 13th Day”) ma, forse, non per i più significativi (“Kingdom Of Madness”, “On A Storyteller’s Night”, “Wings Of Heaven”).

Sulla scelta delle tracce, poi, ho più di una perplessità: le strutture sono sempre quelle, i giri armonici pure, i suoni manco a dirlo (dall’immancabile pianoforte di Mark Stanway al rullante della batteria che, troppo spesso, dura non meno di 20/30 secondi, uno “sparo” campionato praticamente, e dal quale, in seguito alla percussione della bacchetta, si alza uno zampillo d’acqua o farina, fate voi, davvero molto Eighties).

Per carità, Bob Catley e i Magnum non si toccano, sono il primo a dirlo, ma non percepisco una reale necessità di un’uscita di questo genere. Là fuori è davvero così pieno di inguaribili nostalgici pronti a sfoderare il fazzoletto e farsi un bel pianto con “When The World Comes Down” a tutto volume? Forse sì, chissà…
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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