Presumo cambi da persona a persona, ma per quanto mi riguarda il disappunto da aspettativa tradita possiede un gusto ben preciso. Quel sapore acre, ferroso, con note amarognole, lo percepisco in bocca ogniqualvolta una squadra del cuore venga sconfitta da avversari abbordabili, il film che tutti osannavano mi abbia già annoiato dopo dieci minuti o la cena nel ristorantino ben recensito si riveli molto più cara che soddisfacente.
Ebbene, all’ascolto dell’ultima fatica discografica degli
Anomalie lo stesso, sgradevole sentore ha pervaso i miei sensi.
Intendiamoci: non che, sino ad oggi, i Nostri avessero dato alle stampe capolavori assoluti della musica estrema. Eppure, tanto il debut “
Between the Lights” (2014) quanto il successore “
Refugium” (2015) potevano senz’altro fregiarsi della qualifica di album solidi e qualitativi. “
Visions”, ahimè, segna invece una vistosa battuta d’arresto in termini d’ispirazione compositiva.
Temo sia “semplicemente” questo aspetto ad affossare le sorti del nuovo parto di
Marrok,
deus ex machina del progetto: ai brani manca qualità.
Suona brutale, lo so; d’altra parte, non saprei come meglio inquadrare una deriva compositiva che non solo assottiglia l’aspetto più evocativo e prossimo allo
shoegaze messo in mostra in passato, ma che purtroppo conduce a partiture insipide, a melodie mai ficcanti, a linee vocali scevre di spunti d’interesse e spesso forzate, a canzoni prive di guizzi.
Fungano da esempio di cotale sciatteria sonora -peraltro corroborata da una produzione opaca- il ridondante incipit dell’opening track “
Vision I: Towards the Sun”, l’inconcludente “
Vision III: A Monument”, la cui durata è inversamente proporzionale al grado di libidine che genera nell’ascoltatore, o ancora la progressione abortita di “
Vision V: Straless Night”.
Sia chiaro: “
Visions” non va bocciato in toto, contiene alcuni passaggi positivi ed in definitiva una sufficienza (seppur risicata) la strappa. Al tempo stesso, se paragonato ai suoi predecessori, fa una figura piuttosto magra; se poi s’intendesse confrontarlo con “
III: Trauma”, l’ultima opera dei colleghi austriaci
Harakiri for the Sky -in cui, tra l’altro, il buon
Marrok riveste il ruolo di chitarrista ritmico in sede live-, beh, ne uscirebbe letteralmente con le ossa rotte.
A questo giro, cari
Anomalie, mi avete lasciato in bocca quel sapore acre, ferroso, con note amarognole di cui discettavo prima; al prossimo giro siete pregati di deliziarmi nuovamente il palato col vostro
post black metal ad alto tasso emotivo.
Credo in voi.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?