Wiegedood - De Doden Hebben Het Goed II

Copertina 6,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2017
Durata:33 min.
Etichetta:ConSouling Sounds

Tracklist

  1. ONTZIELLING
  2. CATARACT
  3. DE DODEN HEBBEN HET GOED II
  4. SMEEKBEDE

Line up

  • Wim Coppers: drums
  • Gilles Demolder: guitar
  • Levy Seynaeve: vocals & guitar

Voto medio utenti

Quando si dice continuità…
In occasione della seconda fatica discografica, i Wiegedood ci propongono:
- medesimo titolo della prima (il “II” non vale);
- line-up invariata;
- artwork di copertina pressoché speculare a quello dell’esordio;
- tracklist ancora una volta composta da quattro canzoni per mezz’ora abbondante di musica;
- sound in tutto e per tutto identic…

Mmmh, fermi un attimo: sotto il profilo squisitamente musicale, il mio ruolo di recensore sofistico e pignolo impone di operare un distinguo.
Se è pur vero, infatti, che la ricetta messa a punto dalla compagine belga ha mantenuto il suo sapore, altrettanto vero è che qualche variazione nel dosaggio degli ingredienti lo si percepisce.

Il primo elemento di -lieve- rottura col passato si può rinvenire nelle scelte dietro al mixer: asce di Gilles Demolder e Levy Seynaeve più in risalto, produzione più affilata. In secondo luogo si nota, nelle nuove composizioni, uno svilimento delle influenze cascadian in favore di una reviviscenza dei retaggi nineties black metal.
Quindi, per intenderci, meno Wolves in the Throne Room e più Gorgoroth, meno Nord America e più Nord Europea, meno atmosfera e più aggressione, meno progresso e più tradizione, meno... ok, la smetto.

Ciò emerge sin dalle prime note della sferzante opener “Ontzielling”, e viene poi confermato dalla ossessiva dissonanza del main riff della title track -che tuttavia impiega sin troppo ad entrare nel vivo- o ancora da “Smeekbede”, che in talune evoluzioni chitarristiche materializza addirittura lo spirito dei Dissection.

Ognuno di voi, in base ai gusti, valuti l’efficacia di una simile strategia. Per quanto riguarda il sottoscritto, preme segnalare che il songwriting si è mantenuto sui medesimi, (quasi) discreti livelli. Nulla che faccia gridare al miracolo, nulla che non si sia già sentito altrove, che possa cambiar la vita o stazionare per mesi nello stereo.
Qualche buon momento convive con qualche momento di stanca, per canzoni di lunga durata che non sempre riescono a mantener vivo l’interesse.
E tant’è.

Nondimeno, “De Doden Hebben Het Goed II” merita la qualifica di release solida, in grado di soddisfare senza troppi patemi gli amanti delle nere sonorità… purché non alzino troppo la barra delle aspettative.
Cari Sindrome della Morte Improvvisa del Lattante (nel loro idioma suona meglio, in effetti), ci rivediamo per la parte III. Fate i bravi.
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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